Oculus

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Regia – Mike Flanagan (2014)

I grandi registi si distinguono perché hanno le loro ossessioni. O meglio, hanno delle tematiche fisse che riescono a riproporre in modi sempre inediti. Non so se sia già il caso di dare a Flanagan la patente di grande regista, dato la brevità della sua carriera, ma una cosa è sicura: ha le sue tematiche ricorrenti, possiede delle ossessioni che riversa nei suoi film ed è in grado di farlo dandogli delle forme ogni volta diverse.
Nello specifico, Flanagan ama occuparsi dei rapporti famigliari (specialmente quelli tra fratelli) e di un Altrove di matrice lovecraftiana che si manifesta attraverso oggetti di uso quotidiano. Un tunnel nel bellissimo, ma ancora acerbo (e molto povero di budget) Absentia, uno specchio antico in questo nuovo Oculus.
E si tratta di un’ossessione che ha radici piuttosto antiche nella carriera di Flanagan. Oculus è infatti tratto da un suo cortometraggio, Oculus: Chapter 3 – The Man with the plan, di cui l’Oculus in sala in questi giorni riprende l’idea di trovare le prove della natura stregata di uno specchio, chiudendosi in una stanza con esso, armati di telecamere e aggeggi tecnologici vari e di sfidare la presunta entità malevola che si nasconde al suo interno.

Flanagan e Karen Gillian sul set

Flanagan e Karen Gillian sul set

Lo aspettavo al varco, Oculus. Nel post dedicato alle promesse del 2014, era tra i film più attesi. Flanagan è un mio pallino e Absentia ancora, ogni tanto, mi perseguita. Per qualche strano allineamento astrale, la sua ultima fatica è arrivata in sala qui da noi. E io, ligia al dovere, sono andata a vederlo venerdì, a un orario indecente, ché lo proiettavano in tre cinema in croce e solo alle 15.30. Poco male. Ho visto un gran film e l’ho visto con una persona importante. È stato bello, soprattutto perché lo ha apprezzato anche lei e, dopo ore dalla visione, ancora ne discutevamo. Il che è sempre un bene.
Al centro del racconto, lo dicevamo prima, c’è sempre il tentativo di provare la natura soprannaturale, o stregata, di un oggetto. Ma se l’idea è ottima per un corto, ecco che un lungometraggio va gonfiato e ampliato. Ed ecco che Flanagan, invece di allungare il brodo, dona alla sua storia della sostanza, fatta di personaggi e di un passato che torna, dopo anni, a perseguitare i protagonisti. Un fratello e una sorella, Kaylie (Karen Gillian) e Tim (Brenton Thwaites), con un passato traumatico. Il padre ha infatti ucciso la madre (Katee Sackhoff) quando erano bambini e Tim ha a sua volta sparato al padre. Tim è rimasto chiuso in un istituto fino al compimento della maggiore età. Il suo psichiatra lo dichiara guarito e lo lascia libero. Tim vorrebbe solo dimenticare e ricostruirsi una vita normale. Ma Kaylie ha altri programmi.
Insieme, passeranno una notte nella casa della loro infanzia, in compagnia dell’antico specchio cui Kaylie attribuisce la responsabilità delle morti dei genitori.

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A una prima impressione, Flanagan sembra flirtare con il nuovo tipo di ghost story che sta andando così di moda on questo periodo, quello rilanciato in parte da James Wan e dal suo Insidious, in parte da Oren Peli e da Paranormal Activity. Ma questa adesione al fortunatissimo sotto genere è solo apparente. L’impiego di alcune tecniche che rimandano al found footage suonano più come uno sberleffo che come un volersi adagiare su un terreno già tanto battuto e ormai abusato. La pretesa di piazzare tre telecamere nella stanza dello specchio, accompagnata all’illusione che queste riescano a riportare fedelmente la realtà, e quindi a salvare la vita ai protagonisti e a dimostrare in maniera incontrovertibile la natura malefica dell’oggetto, si rivelano illusorie.
E anche il concetto stesso di infestazione è ben diverso da quello di film come The Conjuring, o il già citato Insidious. La nozione di Male messa in scena da Flanagan è assoluta e totale. Un Male, lo dicevamo prima,  lovecraftiano, per la sua irriducibile alterità, per la sua essenza profondamente aliena, ma anche fiabesco, in quanto non necessita di alcuna spiegazione. Esiste e basta. Entità malevole che agiscono per il Male in sé, senza altro scopo se non quello di ferire e distruggere le nostre piccole vite.
Un Male, dunque, con cui non si può venire a patti, e di cui dimostrare l’esistenza si rivela essere un’impresa disperata.
Niente medium, niente sedute spiritiche, non ci sono neanche i fantasmi. Solo un oggetto che per oltre un’ora e mezza non fa niente se non, semplicemente, esserci.

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La paura è quindi affidata non ai soliti sbalzi di volume con apparizioni improvvise (ci sono anche quelli, è ovvio, ma centellinati), ma a una narrazione che si fa più frammentaria mano mano che il film procede. Flanagan interseca e confonde tra loro i piani temporali, passato e presente si fondono, grazie a un montaggio strepitoso, opera dello stesso Flanagan, che riesce a inserire i flashback all’interno del presente in modo del tutto fluido, e viceversa, creando così un senso di simultaneità tra presente e passato, quasi che gli avvenimenti, anche se distanti molti anni, avvenissero nello stesso istante.
Ma non si accontenta di mischiare i piani temporali, mischia anche i vari livelli di realtà, quella percepita dai protagonisti come oggettiva, e quella che lo specchio fa percepire loro, distorcendola e modificandola, sia nel ricordo che nel presente.
Il tutto senza creare confusione nello spettatore e rendendo ogni svolta narrativa chiara solo grazie a regia e montaggio.
A parte una lunga scena iniziale, in cui la Gillian racconta a una telecamera la storia secolare di morte e maledizioni che si porta dietro lo specchio, non c’è una sola spiegazione in tutto il film.
Anche la violenza è, tutto sommato, poca e dosata al millimetro, ma quando Flanagan decide di premere il pedale dell’acceleratore delle efferatezze, stordisce quasi non particolari raccapriccianti. E c’è una lampadina che penso vi perseguiterà molto a lungo.
Regia elegantissima, cinematografica fino al midollo. Se pensate che Wan abbia stile, Oculus vi abbaglierà.
Di sicuro in Absentia c’era un po’ di spessore in più, era un’opera meno commerciale, più cervellotica, ma anche molto meno bella da un punto di vista estetico. E non è solo un problema di budget: Oculus è costato appena 5 milioni di dollari. Flanagan è maturato e dimostra di saper gestire una messa in scena molto complessa con una classe invidiabile.
Ottime quasi tutte le prove degli attori, a parte Thwaites che è un po’ inespressivo. Impressionante la giovane attrice che interpreta Kayle da bambina, Annalise Basso.
Ad amalgamare il tutto, una colonna sonora intensa e snervante firmata da The Newton Brothers.
Oculus è un film che affascina e spaventa, senza trucchetti dozzinali, con una storia ben scritta, delle interpretazioni sopra la media e una buona dose di coraggio nel procedere lungo un percorso originale e molto personale.
Per quanto mi riguarda, è l’horror con cui ci si dovrà confrontare per tutta questa stagione cinematografica.

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34 commenti

  1. “Il film più spaventoso dopo L’EVOCAZIONE – THE CONJURING”… 🙂 “Anteprima mondiale” -_-
    Se non sapessi che è di quel maledetto di Flanagan (tra parentesi, me lo sogno ancora di notte Absentia) me lo eviterei come la peste. Ma possibile che per attirare qualche bimbominkia al cinema si debbano usare questi mezzucci? Siamo alla frutta 😉

    1. Infatti era pieno zeppo di bimbiminkia. Però l’horror ha sempre campato su queste strategie commerciali, dai.
      Gli strilli di locandina un po’ scemi fanno parte della storia del genere

      1. Giuseppe · ·

        Eh sì, basta pensare -in tema di strategie davvero brillanti- a cosa era capace di inventarsi quel genio di William Castle 😉 …quanto a Oculus la trama mi ha suscitato vaghi ricordi di un vecchio film di Ulli Lommel (Mirror – Chi vive in quello specchio?), sicuramente molto meno raffinato anche nell’utilizzo dello stesso elemento soprannaturale rispetto al film di Flanagan (che non sarebbe male continuasse a portare in questo modo le sue suggestioni lovecraftiane su schermo).
        P.S. Volevo darti una mano per il 1938, ma non sono riuscito a trovare un titolo che sia uno 😦

        1. Me lo ricordo Mirror…Dovrei rispolverarlo, perché potrebbe essere interessante rivederlo oggi.
          Per il 1938 un film ci sarebbe… ma trovarlo sta diventando un’impresa impossibile.

          1. Giuseppe · ·

            Ho fatto un ennesimo accurato ricontrollo, e in effetti -non senza difficoltà- un paio di titoli per quell’anno ne sono venuti fuori. Il film che hai in mente è forse J’Accuse di Abel Gance? Perché, in alternativa, l’unico altro di cui abbia trovato qualche informazione -una rarissima ghost-cat story giapponese (The Ghost Cat and the Mysterious Shamisen / Kaibyô nazo no shamisen)- quanto a reperibilità non è certo messo meglio…

  2. addirittura?
    e io che dal trailer pensavo già di metterlo direttamente nella categoria “boiate”… 🙂

    1. Il trailer è molto ingannevole. Sembra una “insidiousata” già vista miliardi di volte. E invece questo film riesce a sorprendere. E ha una messa in scena spettacolare. 😉

  3. moretta1987 · ·

    Ok venduto,il trailer non mi ispirava ma leggendo la tua recensione ho cambiato idea.

    1. Come ho già detto al ragazzo Cannibale, il trailer è estremamente ingannevole, tutto basato sugli spaventacchi e cazzate del genere. I balzi sulla sedia saranno in tutto tre. E comunque sono efficaci anche quelli.
      Se riesci a recuperarlo, credimi, non te ne pentirai

  4. Salto a piè pari la recensione, perché lo vado a vedere questa sera.
    Torno più tardi lo giuro e magari ci scrivo pure io qualcosa in merito.
    Io volevo andarlo a vedere solo perché Karen Gillan è la mia fidanzata (anche se lei non lo sa).

    1. Quindi da te lo stanno tenendo ancora in sala…almeno…

      1. Vivendo in provincia ho il “lusso” di riuscire a vedere le cose in ritardo o di non vederle affatto (Spiders 3D dalle mie parti non lo hanno fatto [sono triste :-(]),
        Comunque visto e merita davvero, anch’io ne parlerò prossimamente anche se te ne hai già parlato perfettamente e temo che non riuscirei ad aggiungere molto in più.

      2. Scusa il doppio post, ma ogni tanto WordPress mi fa le bizze.

  5. Curiosità a mille, da me è passato in un solo cinema e l’han tolto subito, mi munirò di pazienza 🙂

    1. Sì, andava pizzicato al volo. Con le sale itagliane tocca cogliere l’attimo 😀

  6. A me interessa anche per la presenza di due brave attrici come la Gillan e la Sackhoff. Due attrici molto profonde ed espressive per cui vale sempre la pena della visione.

    1. Entrambe bravissime…
      ma la ragazzina è impressionante

  7. bradipo · ·

    attendevo con impazienza la tua recensione e , detto per inciso, a me Absentia mi ha provocato una strizza quasi se non pari a quella che mi ha provocato Lake Mungo….e io non mi impressiono mai davanti agli horror,. ormai c’ho una certa età….:)

    1. Alcune cose di Oculus mi hanno terrorizzata. Ci sono delle scene pazzesche, che giocano con dei terrori così atavici che è difficile non restarne impressionati…

  8. Madre, lo sapevo ❤ brava come sempre, brava più di tutti

    1. No no, la tua rece ha intuizioni più argute della mia 😉

  9. Helldorado · ·

    Non gli avrei dato una lira dal trailer…e purtroppo non gliela darò al cinema, ma solo perchè non ho chi mi accompagna. Lo vedrò appena possibile però…e legalmente 😀

    1. Appena ne circola una versione decente…e ho paura che bisognerà aspettare un bel po’, purtroppo 😦

      1. Helldorado · ·

        No ma volevo proprio dire “legalmente” perchè voglio aspettare che esca su formato casalingo o lo trasmettano su Sky. Tanto ho roba in arretrato da vedere 😉

  10. Concordo completamente con la tua bella recensione di un film che ho visto proprio ieri sera insieme ad un mio caro amico. Lo recensisco anch’io in questi giorni senza dubbio. La sequenza della lampadina-mela è semplicemente, esteticamente geniale, per non parlare delle unghie del signor Russel, davvero raccapriccianti. Ho trovato il lavoro davvero molto Perturbante, proprio in senso freudiano, intendo dire. Flanagan è a mio avviso un regista da seguire con grande, dedita attenzione. A presto.

  11. Ti invito a leggere la mia recensione, da me. Abbracci 🙂

  12. Recupererò “Absentia”, al cinema io sono uscito più divertito che impaurito. E ne parlo ancora oggi con quei due scalmanati che erano con me, ma i toni non saranno sicuramente come i vostri XD

  13. fabrizio · ·

    Grande film, per cominciare.
    Poi: a me é sembrato, a proposito di bimbiminkia, che Flanagan realizzi ad arte una prima parte poco appetibile -l’ambientazione nel mondo delle case d’asta, lo stesso tema dello specchio maledetto che mai penseresti possa produrre spaventi – proprio per fare annoiare un certo tipo di pubblico inadatto alla visione e magari costringerli a spegnere il dvd dopo 20 minuti. Solo dopo fa decollare il film, e da lí in avanti sono spaventi seri.
    Citi la lampadina, ma invece la scena della moglie del protagonista chiusa in una stanza e incatenata al muro quanto puó essere disturbante?

    1. Per me il film decolla dalla scena in cui la Gillian racconta la storia dello specchio davanti alle telecamere. Stavo con una tensione addosso inspiegabile. Ero convinta che sarebbe partito un jump scare da qualche parte e invece niente. Però me la sono fatta sotto lo stesso.

  14. fabrizio · ·

    Bravissima, esattamente in quel punto. Con avvisaglie preliminari nel momento in cui si capisce ufficialmente che i due protagonisti adulti sono i bambini cresciuti.

  15. Sera a tutti
    ho appena finito di guardare questo film, veramente spaventoso, e dire che e difficile per me’ impressionarmi avendo visto moltissimi horror fin da bambino, ma questo mi ha lasciato un segno indelebile.

    Volevo ringraziare Lucia che mi ha fatto scoprire questo regista geniale e di talento, veramente una bella sorpresa.
    Ho gia’ visto Il gioco di Gerald (molto riuscito, essendo un lettore accanito di King) Abentia, Hush, Oculus e sto ricuperando gli altri

    1. Grazie! Sono contenta di averti fatto scoprire Flanagan. Hai sicuramente visto i suoi migliori. Ora è al lavoro su una serie tratta da L’Incubo di Hill House, sempre per Netflix, di cui girerà tutti gli episodi. Sarà un successo e io non vedo l’ora!

  16. Ciao Lucia,
    comincio facendoti i complimenti per le tue recensioni (magari riuscissi a scrivere io cosi),
    ho scoperto questo blog per caso, avevo saputo dell’uscita de Il Gioco di Gerald ed ero in dubbio se vederlo o meno (ho letto il libro di Stephen King ben 5 volte, e ogni volta e’ una sorpresa, ma anche tutti quelli dello scrittore e’ mia usanza rileggerli ogni anno al mio ritorno in Italia),
    quindi mi sono messo a “googlare” per cercare qualche recensione, e tra tante (anche su filmscoop, che non hanno apprezzato il film) sono capitato qui. E cosi e’ cominciata la mia maratona Flanagan.
    Oculus mi ha colpito molto, regia e montaggio strepitosi, in piu’ anche se effetti speciali non sono il massimo la paura generata in questo film deriva da qualcosa che non so spiegare, forse il buio, le stanze vuote o la famiglia distrutta da una entita’ malvagia (anche se mi era venuto il dubbio che tutto questo fosse frutto della fantasia dei 2 protagonisti traumatizzati).
    Ho cercato su IMDB ma non ci sono informazioni su questa serie (che attendo anche io con trepidazione), dove hai trovato la notizia?
    grazie ancora