Odd Thomas

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Regia – Stephen Sommers (2013)

Proprio qualche mese fa, parlavamo di Sommers e di come, in passato, abbia girato ottime cose, prima di essere segnato per sempre dall’onta di Van Helsing. Avevo anche detto di aspettare con una certa trepidazione questo suo Odd Thomas, tratto dal primo volume di una serie di romanzi di gran successo di Dean Koontz. E no, non li ho letti. Mi sono procurata Odd Thomas (in italiano è uscito col titolo Il Luogo delle Ombre) in versione kindle solo dopo aver visto il film. Quindi non mi è possibile dare giudizi sulla fedeltà al testo.
Ma di sicuro, vedere Odd Thomas mi ha fatto venire una gran voglia di leggere il libro. Il che è sempre positivo.
Sommers è un regista strano. A differenza di molti suoi colleghi votati come lui al cinema commerciale puro e semplice, lui i film che dirige se li scrive. Tutti. Sì, ha scritto anche G.I. Joe, non sto scherzando. Se non altro è sempre pienamente responsabile di ciò che combina. Spesso, oltre a stare dietro la macchina da presa e a essere autore della sceneggiatura, produce anche. Controllo totale, quindi. Se Sommers fa un buon film, il merito è suo. Se gli esce fuori una cagata fumante, si prende tutte le colpe. Io gli voglio bene anche per questo.

Più che i film ipermoderni e muscolari, a Sommers riescono bene quelli con personaggi un po’ cialtroni e atmosfere demodé. Film d’avventura, di fondo, a prescindere dalla patina fantasy, horror o fantascientifica che gli si vuol dare. È stato il caso de La Mummia, per fare un esempio. E tutto sta nell’azzeccare il protagonista. Sia come attore che come personaggio.
Odd Thomas è un personaggio perfetto per Sommers. Andiamo a conoscerlo un pochino meglio.
Odd Thomas è un giovane cuoco che vive in una piccola città californiana sprofondata nel deserto, Pico Mundo. Ha poco più di vent’anni, una fidanzata storica con cui sta insieme sin da bambino (la zingara meccanica del luna park ha predetto che i due sono destinati a stare insieme per sempre) e un dono molto particolare: Odd Thomas ha il potere di vedere i morti e di comunicare con loro.

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“I might see dead people…but then, by God, I do something about it”
Sì, perché il nostro caro Oddie non si limita a frignare quando vede i fantasmi. Lui li vendica. Si fa dire come sono morti e da chi sono stati uccisi e poi prende il colpevole a mazzate e lo consegna alla giustizia. In città solo due persone sono informate della sua capacità. La sua fidanzata Stormy, e il capo della polizia Porter.
Avevo quasi dimenticato di dirvelo. Odd Thomas è interpretato da Anton Yelchin e il capo Porter da Willem Dafoe.
Centro.
E se azzecchi il cast, hai azzeccato metà film.
Ma Sommers non si limita a scegliere gli attori giusti (anche Addison Timlin, nel ruolo di Stormy è eccellente) e a cucirgli addosso dei personaggi che gli calzano a pennello. Sommers prende in pieno tono e atmosfera del suo film, sceglie di mettersi esattamente in mezzo tra commedia nera e fracassonata soprannaturale, resta lì, spavaldo e deciso per tutta la durata della pellicola e non sbaglia una scena, non toppa una battuta, è chirurgico e anche abbastanza figlio di puttana dal coinvolgere lo spettatore nella vicenda lasciandogli un divertito sorriso sulle labbra fino a dieci minuti dalla fine. E poi affondare il colpo e farlo annegare nella commozione spudorata e ricattatoria. E, credetemi sulla parola, ci sta bene anche quella.

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Odd Thomas, non so se per merito di Sommers, o per merito del testo di riferimento scritto da Koontz, è uno di quei caratteri con cui è impossibile non empatizzare. Non è un nerd all’ultimo stadio che fa battutine meta e post ammiccando alla macchina da presa, non è un depresso beccamorto che riflette sulla condizione umana mentre parla agli spiriti. È un ragazzo normale, magari un po’ bislacco (odd, appunto), dall’atteggiamento solare e scanzonato, che gli permette di venire a patti con un dono  ingombrante e con un’emarginazione sociale affrontata con molta leggerezza, ma tenuta sempre presente e amplificata, di riflesso, dal rapporto splendido che Odd instaura con la sua fidanzata Stormy.
Già, perché Odd Thomas è anche una dolcissima storia d’amore, senza smancerie, senza enfasi e, sia lodato Cthulhu, finalmente realistica.
Nonostante i toni siano quelli descritti più sopra, la vera particolarità di Odd Thomas, che fa di questo film un’anomalia nella carriera di Sommers, è la presenza di un fondo malinconico e amaro. Una sottotraccia, certo, quasi una vibrazione appena percettibile, che diventa palese solo alla fine del film. Ma fa guadagnare al film uno spessore altrimenti assente.
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Da un punto di vista tecnico, la regia è sempre la solita di Sommers: ralenty, accelerazioni (ma ben dosati, senza strafare. Forse si è rivisto Van Helsing e ha vissuto dieci minuti di vergogna), colori molto accesi, ritmo elevatissimo, scene d’azione calibrate al millimetro. Questa volta non esagera neanche con i tagli e il tutto risulta comprensibile e fluido. Abbondano i dialoghi, quasi sempre brillanti e ben scritti. Anche la voce fuori campo di Odd Thomas (se si esclude uno spiegone in dirittura d’arrivo, magari necessario, ma un po’ troppo insistito) risulta meno fastidiosa del solito, forse perché ha preso pari pari alcuni passi del romanzo (ho sbirciato ieri notte. Il monologo che apre il film è un estratto senza neanche una virgola cambiata).
Odd Thomas scorre che è un piacere, è uno di quei film che ti lasciano contento, soddisfatto e pieno di pensierini felici.
E quando qualcuno verrà a dirmi che sono una pazza perché difendo Sommers, io gli passerò il DVD di Odd Thomas e lui sarà costretto a ricredersi.
Bravo Stephen, sapevo che non mi avresti deluso di nuovo.

10 commenti

  1. Sbaglio o mi ricorda un po’ Sospesi nel Tempo di Jackson?

    1. Sì. ha qualcosa di simile. Jackson è più raffinato di Sommers ma il genere è quello.

      1. Bene. Sospesi nel tempo mi era piaciuto molto, nonostante quando ero andato a vederlo avevo ancora in mente la carica provocatoria di Meet the Feebbles… il che rappresenta un bel salto!

  2. ma dai…
    uno dei film più ridicoli visti quest’anno. e i dialoghi sono al livello di quelli di twilight…

    1. No no no.
      Non c’entra niente con quella merda della Meyer.
      è un filmettino adorabile.

  3. Giuseppe · ·

    A quanto pare è ritornato lo Stephen Sommers che più ci piaceva, allora (e con l’aggiunta di un pizzico di malinconia per lui inedita)…non posso che essere contento per lui. E anche per noi che l’aspettavamo, ovviamente. 😉

  4. La tua recensione mi fa ben sperare, in particolare per quel “tono malinconico” che hai intercettato nel film, e che è costante in tutti i volumi della serie (io ne ho letti solo 3 in originale). Infatti il pericolo è trasformare il tutto in un Twlight a fantasmi (pare che la Meyer ora detti legge spargendo ormoni adolescenziali e merda zuccherosa su tutto il genere horror/soprannaturale), mentre il tono che Koontz ha dato alla serie è tutt’altro. Il senso di “irrisolutezza” degli spettri e palpabile in ogni pagina e si sposa con quella dei vivi che a loro volta combattono per dare un senso alla loro quotidianità. Sono pagine avvero ricche e mi sarebbe davvero dispiaciuto, se avessero reso il tutto con muscoli ed azione. Koontz non è King

    1. No, non è affatto tutto muscoli e azione, anzi.
      A me è piaciuto, non sapendo nulla del romanzo. Ma a breve lo leggerò.
      Che poi io Koontz lo conosco davvero pochissimo e mi piacerebbe approfondire.

      1. Koontz è il mio metadone. Leggo più velocemente di quanto Stephen King riesca a scrivere, dunque per ovviare, ho iniziato con Koontz. A me piace molto, anche se è un po’ manicheo: ci sono i buoni e i cattivi, nessuna sfumatura. Però, quando inizi a leggere un suo romanzo, non riesci a lasciarlo più. King è il mio preferito, lo adoro e lo difendo quando lo definiscono uno scrittore horror, ma a volte è come se volesse dimostrare di essere un fuoriclasse (Duma Key è un esempio, è ostico, difficile, lento nel senso negativo del termine, eppure la storia è molto bella). Koontz invece non si vergogna di essere un intrattenitore: certo, a volte i suoi serial killer sembrano fotocopie, le trame spesso parlano di gente inseguita da qualcuno o da qualcosa, però nel complesso è difficile che un suo libro ti deluda. E se gratti, sotto la superficie trovi anche una filosofia di vita non banale. Provalo: Intensity, Mostri, L’uomo che amava le tenebre i primi che mi vengono in mente.

        1. Intensity l’ho letto…devo dire che ha una prima parte pazzesca e poi si ammoscia un pochino sulla seconda.
          ora ho comprato odd thomas in inglese e mi appresto a iniziarlo