Horror Christmas: Await Further Instructions

 Regia – Johnny Kevorkian (2018)

È tradizione gloriosa del blog quella di dedicare il periodo delle feste agli horror natalizi, una razza strana e anche abbastanza rara di horror: non sono moltissimi, la maggior parte di essi è trascurabile e, con il trascorrere degli anni, e dei natali, diventa sempre più complicato trovarne. Per fortuna, ogni anno qualche regista decide di cimentarsi con la paura sotto l’albero e non sempre si tratta dei soliti slasher con assassini vestiti da Babbo Natale. In questo caso, abbiamo un film britannico, che è di solito indice di qualità, basato su un concetto semplice, efficace e adatto a un budget molto risicato: Await Further Instructions vede infatti sette attori chiusi in un appartamento per tutta la sua durata, una famiglia con diversi problemi e diverse conflittualità da smaltire nel corso delle feste insieme al tacchino, e una minaccia esterna del tutto incomprensibile per circa tre quarti di film.

Nick non vede i suoi da parecchio tempo e, per fare un favore alla madre, presenzia alla cena di Natale, portando con sé la sua fidanzata indiana Annji; che sia stata una pessima idea, lo si capisce sin dai primi minuti, con tutti i componenti della famiglia che sembrano fare a gara a sfoggiare razzismo e ignoranza nei confronti della povera ragazza: il nonno (interpretato dall’immenso David Bradley) è un buzzurro di prima categoria, la sorella maggiore di Nick, incinta, potrebbe essere una tipica votante pentastellata e suo marito è anche peggio di lei, il padre è un maniaco religioso fissato con il suo ruolo di capo famiglia e la madre è succube di questo ginepraio e vorrebbe soltanto che tutti andassero d’accordo.
Si litiga subito, Nick e Annji decidono di andarsene, ma non possono. Tutte le porte e finestre della casa sono sbarrate con delle lastre di metallo impenetrabili, le linee telefoniche sono interrotte, la connessione a internet non funziona e tutti i canali televisivi sono sintonizzati sulla stessa schermata nera con una scritta verde, che dice: “Aspettate ulteriori istruzioni”.

Quando queste ulteriori istruzioni cominceranno ad arrivare, saranno guai e dolori seri, perché il padre impone a tutto il resto della famiglia di seguirle pedissequamente, anche quando sembrano irrazionali, contraddittorie, autolesioniste e nessuno sembra intenzionato ad ascoltare gli unici due esseri pensanti in casa, Nick e Annji, sempre più isolati ed emarginati.
L’horror natalizio, per essere tale, ha il dovere preciso di sovvertire gli stereotipi legati alle feste, smascherandole in un certo senso, mettendo a nudo l’ipocrisia che si cela dietro la celebrazione della famiglia. Ogni horror ambientato a Natale gioca con questa ipocrisia, con la frustrazione di dover passare delle ore in compagnia di persone che siamo obbligati ad amare, ma con cui abbiamo davvero poco in comune.
Await Further Instructions non fa eccezione, ma non si ferma alla semplice messa in discussione della presunta unità familiare, mette alla berlina l’idea di autorità, la tendenza tutta umana a eseguire gli ordini impartiti da un potere che si nasconde dietro a uno schermo, senza metterli in discussione, senza analizzarli o dubitare un solo istante di essi, senza neanche sapere chi o che cosa sia emanazione di quel potere.

Basta credere fermamente che a trasmettere le istruzioni sia il governo e allora va bene tutto, va bene iniettarsi nel corpo una sostanza non specificata e obbligare gli altri a fare lo stesso, va bene legare e torturare il proprio stesso figlio, va bene segregare quella con un colore di pelle diverso. Va bene tutto, perché è l’autorità a prescriverlo. Se ti fermi a riflettere, se poni delle domande, se soltanto ti azzardi a ragionare, ecco che sei un ribelle, uno che non sa giocare per la squadra. E non importa quanto le cose diventino surreali, non importa che si comincino a contare i morti: un bravo capo famiglia ha la coscienza pulita, ha agito secondo le regole.
Si può dire, a proposito di questo film, che da un certo punto in poi diventa un po’ complicato sospendere l’incredulità, perché chiunque si fermerebbe o si farebbe venire qualche dubbio. E in effetti è vero: Kevorkian si spinge un po’ troppo oltre nel descrivere quello che un uomo è in grado di fare soltanto attenendosi a delle istruzioni. Tuttavia, credo che il nucleo del film stia proprio nel far arrivare la sua tesi iniziale al parossismo, mostrare cosa succede a non mettere mai in discussione l’autorità e, in questo, è molto efficace, anche se un tantino schematico.

Sono schematici i personaggi, anzi, granitici nella loro sgradevolezza; questa famiglia piccolo borghese annegata in una mediocrità che segnerà la sua fine, è già un orrore in partenza, senza bisogno di un cataclisma (qualunque esso sia) per estrarne il lato peggiore. Nel loro essere persone orribili, restano tutti coerenti fino alla fine. Ci si chiede da dove sia uscito un essere umano tutto sommato decente come Nick, come abbia fatto a sopravvivere in quel contesto e cosa diavolo sia tornato a fare.
Come dicevamo prima, il Natale è quel momento in cui sei costretto a passare del tempo con persone a cui devi voler bene d’ufficio. Ed è questo che rende gli horror natalizi, quelli in grado di centrare il punto, così efficaci e destabilizzanti.
Compiva un’operazione abbastanza simile Krampus, con la differenza che qui siamo in Gran Bretagna e Await Furhter Instructions non ci pensa neanche un secondo a mostrare il volto umano anche dei personaggi negativi; qui c’è da sentirsi male per l’ignavia, l’ignoranza esibita e compiaciuta, la stolida ottusità di ogni membro della famiglia Milgran, tanto che il finale del film suona come una liberazione.
Insomma, se volete cominciare il periodo delle feste col piede giusto, questo minuscolo horror inglese è quello che ci vuole per odiarle con tutto il vostro cuore, come ogni anno, del resto.

11 commenti

  1. Sembra molto interessante, dove si può ripescare?Esiste sottotitolato?

    1. Purtroppo niente sottotitoli in italiano, non ancora, almeno!

  2. Devo recuperarlo. Spesso penso a cosa succederebbe se crollasse quella patina di “finto” e forzato che quasi sempre avvolge riunioni familiari e feste in generale. Questo sembra il film adatto

    1. Da un certo punto di vista, spero che non accada mai nulla del genere. Ma poi c’è una parte di me che un disastro simile spera che accada 😀

  3. Ciao Lucia ti scrivo in privato per chiederti dove posso trovare molti dei film che citi, magari con sottotitoli it. Grazie e complimenti ti seguo sempre!!!

    Inviato da iPhone

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  4. The Butcher · ·

    Questo sì che è un bel film natalizio. In realtà ha delle tematiche che mi interessano molto quindi sicuramente lo recupero.

  5. Blissard · ·

    Mi trovo in disaccordo con te, non tanto nella valutazione del film – che mi è piaciuto più di quanto mi sarei aspettato – quanto nell’individuazione del messaggio che esso intende veicolare.
    Tu scrivi che il film si incentra sul”la tendenza tutta umana a eseguire gli ordini impartiti da un potere che si nasconde dietro a uno schermo, senza metterli in discussione, senza analizzarli o dubitare un solo istante di essi, senza neanche sapere chi o che cosa sia emanazione di quel potere”; così facendo, però, trasformi in psicologico o filosofico il focus del film, che a me è sembrato prettamente politico. Non so se Kevorkian intenda sostenere che sia una “tendenza tutta umana” quella che tu rilevi, penso che voglia far notare come sia particolarmente marcata nella società occidentale odierna, caratterizzata dall’avanzare delle destre (o, meglio, dall’idea che bisogni affidarsi ad una leadership forte, persino para-fascista, per stare meglio), del razzismo, della xenofobia, della paranoia “da invasione”.

    1. Quando ho scritto “tutta umana” intendevo dire che certi movimenti xenofobi o para-fascisti come quelli che governano l’Italia ora, fanno proprio affidamento su una caratteristica, quella del non farsi domande, che è, secondo me, tipicamente umana.
      Poi è logico che il discorso del regista sia politico e l’ho anche detto (ho definito la sorella una tipica votante pentastellata, più politica di così non saprei essere), ma credo anche che certi movimenti facciano leva sulla parte più bassa di noi, una parte che esiste, in ogni individuo, e che bisogna combattere.

  6. Giuseppe · ·

    *FUTHER -> FURTHER

    1. Oddio, mi è scappato il refuso nel titolo!

  7. Giuseppe · ·

    Personalmente non credo di aver bisogno di chissà quale aiuto per odiare le feste comandate, però un’occhiata a questo piccolo horror natalizio british la darò lo stesso (e poi c’è David Bradley) 😉