Bornless Ones

bornless-ones-poster Regia – Alexander Babaev (2016)

Credo che per qualunque regista horror, o aspirante tale, Evil Dead rappresenti un modello a cui tendere. Ed è piuttosto lungo l’elenco di quelli che, solo di recente, si sono cimentati in una propria versione dell’esordio di Raimi. Non solo il remake (sequel? reboot?) ufficiale di Alvarez, quindi: ci sono lo svedese Vittra e l’esperimento linguistico di Goddard, The Cabin in the Woods, tanto per nominare gli esempi più riusciti, ma se ci mettessimo qui a fare l’elenco dei cloni di Evil Dead, rischieremmo di passarci la giornata. Giusto la settimana scorsa, ho parlato nella rubrica delle Pillole, di The Evil in Us, che richiama La Casa sin dal titolo. Il film del 1981 ha dato vita a un vero e proprio sotto-genere, detto amichevolmente il “cabin in the woods movie”.
Alexander Babaev di mestiere fa l’aiuto regista, è giovane, è appassionato di horror, ed è riuscito a raggranellare un budget quasi dignitoso (quasi) per fare il suo cabin in the woods movie, che esce soltanto in VOD, non sembra avere, sulla carta, grosse pretese o ambizioni, se non quelle di essere un clone non proprio da buttare via.
Ma, se così fosse, non ci troveremmo qui a discuterne. Bornless Ones, se siete disposti a perdonargli alcuni difetti, in parte imputabili al micro budget, si rivelerà una visione sorprendente. E ve lo dice una che, non appena è iniziato e ha visto l’orrenda fotografia digitale che lo contraddistingue, quella che urla povertà e disperazione a ogni fotogramma, ha rischiato di interromperlo. Per fortuna ho proseguito, perché non solo, andando avanti, le cose migliorano anche tecnicamente (gli esterni sono micidiali, gli interni, dove si svolge quasi tutto il film, passabili), ma soprattutto Bornless Ones aggiunge al classico schema dei quattro amici in una baita alle prese con i demoni un tocco umano che ti fa guardare al film da tutt’altra prospettiva. E poi sì, c’è tanto gore vecchia scuola ad aspettarci, in questa cabin in the woods.

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Emily ha da poco perso la madre in un incidente ed è rimasta da sola con il fratello Zach, malato di paralisi cerebrale. Insieme al suo compagno Jesse, decide di portare Zach in un istituto e, per stargli il più vicino possibile, la coppia si trasferisce in una casa poco distante dalla struttura che ospiterà il ragazzo.
Partono quindi alla volta della loro nuova abitazione. Insieme a loro, ci sono anche Woodrow e Michelle, due amici che vogliono aiutarli nel trasloco e anche tentare di rallegrare un po’ l’atmosfera, che altrimenti sarebbe funerea.
Ecco, già l’introduzione è molto diversa da quelle di altri film di questo tipo: non ci sono adolescenti festaioli, ma esseri umani adulti, alle prese con problemi reali. La sola idea di inserire un personaggio come quello di Zach è abbastanza forte da impostare tutto il tono del film, che è plumbeo sin dalla prima scena dopo il prologo, con tutti e cinque i protagonisti in macchina, costretti a fermarsi in una stazione di servizio lungo la strada perché Zach deve essere cambiato. Per cominciare un horror in questo modo, soprattutto un VOD che promette bassa macelleria sin dalla (bellissima) locandina, ci vuole un certo coraggio, e anche la volontà di imprimere al proprio film una direzione ben precisa, personale, pur all’interno del solco di una tradizione vecchia di decenni.

Le relazioni e le dinamiche tra personaggi sono tratteggiate con cura. Si nota un lavoro di scrittura attento dietro ogni personaggio, un tentativo, in parte riuscito, in parte no, di andare oltre lo stereotipo del: “Mettiamo quattro imbecilli in un interno e facciamoli morire male uno dopo l’altro”. In particolare, il rapporto di coppia tra Emily e Jesse, basato su incomprensione reciproca e tanta frustrazione da parte di lui, ma anche pieno di affetto, è così ben delineato da rappresentare una rarità per un film così. Considerando che Bornless Ones dura 80 minuti e che la mattanza parte presto, senza troppi spiegoni o tediosi dialoghi, una scrittura così approfondita è da ammirare. Anche perché, la natura stessa dei demoni è una trovata intelligente e, a mia memoria, anche piuttosto inedita: sono entità che promettono la guarigione e possono possedere solo corpi “danneggiati”. Ovvio che, con Zach in quelle condizioni, il primo a essere posseduto sia lui. Ed è altrettanto ovvio che, per entrare nei corpi degli altri personaggi, i demoni debbano portarli a ferirsi in qualche modo. E qui arriva il gore, sempre graditissimo.

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Occhi infilzati con grandi aghi, mandibole dislocate e poi rimesse a posto con chiodi e trapano, lingue tagliate in due, ossa spezzate. Tutto fatto dal vero, tutto molto ben realizzato.
Peccato per una CGI, che non riguarda fortunatamente le ferite, imbarazzante e di un livello qualitativo bassissimo. Non si capisce perché i posseduti non potessero essere truccati, invece di inserire in post-produzione delle discutibili venature bluastre sulla loro pelle, che se le facevano con la biro era meglio. E le presenze che assediano la casa all’esterno, per non fare uscire i nostri morituri, sono anche peggio. Roba da anni ’90. Forse ci vado giù troppo pesante, però queste cose mi mandano fuori di testa, in particolar modo se vanno a intaccare la bellezza di un film che ha tutte le potenzialità per diventare un piccolo cult, e se potevano essere evitate con qualche accorgimento in più. Ma forse erano davvero finiti i soldi e di più non si poteva fare. Conosco bene le difficoltà legate a progetti così poveri, ci sono passata anche io e si cerca sempre di tirare fuori il meglio dal nulla.

In questo caso, Babaev è riuscito a gestire la miseria a sua disposizione come ha potuto. Bisognerebbe vedere cosa è in grado di combinare con un budget migliore, perché il regista (e sceneggiatore) ha la passione, la sensibilità e anche la tecnica per fare cose egregie. Ogni fotogramma del suo film d’esordio trasmette amore per il genere e dedizione totale alla causa. E sì, lo sappiamo tutti che questo non è sufficiente a tirare fuori un buon film, ma lui ci ha messo anche uno studio non banale della messa in scena, una conoscenza approfondita dei meccanismi della paura (senza quasi utilizzare il jump scare) e, la cosa che ho apprezzato di più, un’attitudine seria e malinconica, molto distante dal cazzeggio spensierato di tanto horror di serie B contemporaneo.
Insomma, quello che appariva come un progetto di poco conto e privo di ambizioni si è rivelato l’esatto opposto. Bornless Ones è uno di quei gioiellini che qualunque appassionato di horror è deliziato nello scoprire. Un piccolo film con una grande anima grondante sangue. Dategli un’occasione.

8 commenti

  1. Andrea · ·

    Ne avevo letto altrove ma ero indeciso, recupero subito 🙂
    Sempre in tema di budget scarsi ma attitudine giusta c’è VooDoo, di un tale Tom Costabile, un POV di livello infimo che negli ultimi 30 perde la ciabatta e infila una lunga sequenza ambientata all’inferno che gela il sangue nonostante i mascheroni di cartapesta

    1. No, vabbè, devo vederlo a tutti i costi!

  2. Ovviamente mai sentito ma da come ne parli sembra essere quanto meno intrigante…si trova sottotitolato?

    1. Purtroppo non in italiano… 😦 solo in inglese!

  3. Giuseppe · ·

    Povero nel budget ma non nell’anima… e scevro da tutti quegli stereotipi nei quali non è poi così semplice non ricadere, in operazioni analoghe. Sì, gli darò un’occasione 😉

    1. E, come sempre, poi fammi sapere 😉

  4. Io ho tentato di guardarlo, ma sinceramente tutta questa bellezza non l’ho vista. I personaggi hanno ciascuno dei “supersegretoni” infilati in mezzo a caso per fare scena, la preoccupazione di tutti sembra essere quella di potere o non potere fare sesso, i protagonisti corrono di qua e di là solo perchè la scena deve cambiare, quindi se prima erano tutti concentrati a dire o fare una cosa l’attimo dopo… oh, ah, se ne ricordano un’altra o corrono dall’altra parte della casa. Lei per tutto il tempo paranoica perchè teme di non curare bene il fratello, sempre nervosa e seriosa, che come unica preoccupazione sembra avere quella di dargli la terapia… e quando per caso se la scorda entra in camera, si siede accanto al fratello, gli cita una vecchia preghiera e poi va via, di fatto dimenticandosi di dargli la pilloa. Lui che si ritrova con un metro di chiodo nell’occhio e lei che insiste “si, ma lei che ti ha detto? perchè non mi sostieni in questo grave momento? Perchè sei così scontroso?”. Lei che dopo aver visto l’apocalisse di follia quasi quasi sembra rivalutare l’ipotesi dei demoni. Loro che corrono per la casa con lui che di punto in bianco dimentica di aver un doloroso occhio trapanato e si affrettano a soccorrere il tizio che è rotolato in giro e corrono ancora su e giù in una scena quasi comica (“trasciniamolo, presto!” e lo trascinano chissà perchè in mezzo al salotto. “Ops! forse non lo dovevamo trascinare, mi sa che forse ha una gamba rotta!”), e lui che dopo tutto questo caos demoniaco ancora si permette di dire che è tutto falso, che ci deve essere una spiegazione razionale. In confronto a questo film, direi che il remake di Evil Dead è un capolavoro, il che è tutto dire….

  5. anch’io ne ho parlato nel mio blog, e devo dire che mi è piaciuto, ti ho citata naturalmente perchè questo film l’ho conosciuto qui xD