The Last Stand

The Last Stand LOcandina
Regia – Jee-woon Kim (2013)

Ok, The Last Stand è bellissimo. Io non ci credevo, sul serio. Pensavo fosse la solita operazione nostalgia e revival, condotta magari con più sapienza del solito, ma nulla per cui entusiasmarsi. E invece è bellissimo. Sì, mi ripeto, perché non riesco a contenere la gioia e non sono lucida. Quindi faccio cinque minuti di pausa e ascolto un po’ di musica.

Bene. Ora che mi sento meglio vi faccio una domanda: che cosa succede quando si prende un regista con le palle e non un povero morto di fame di derivazione televisiva, cagnolino al soldo delle grandi produzioni, privo di stile e privo di idee, e lo si mette alla guida di un action? The Last Stand succede. Ecco cosa.
Per dire che il cinema d’azione non è che sia morto, è che devi saperlo fare. Con la consapevolezza che è un genere adulto, un tipo di film granitico, che non si basa sulla presenza di faccette carine, sequenze al ralenty e sguardi ammiccanti in macchina del belloccio di turno. No, è un genere fatto di fatica, mazzate, sudore e sangue. E infatti non lo va più a vedere nessuno. E The Last Stand, costato trenta milioni di dollari, ne incassa appena dodici, nonostante segni il ritorno di Arnold Schwarzenegger in un ruolo da protagonista dai tempi di Terminator 3. Dieci lunghi anni. 

Stesso destino toccato a Bullet to the Head, di sua maestà Walter Hill. Se roba come The Expendables (che pure, lo sapete tutti, mi è piaciuto molto) tiene grazie all’accumulo di personaggi noti e alla curiosità del pubblico di vederli tutti insieme che dicono simpatiche battute e ammazzano quattrocentoventitré cattivi in un colpo solo, The Last Stand è un film vero. E di conseguenza non ha speranze. Il mio consiglio è di godervelo, perché potrebbe essere tra gli ultimi della sua specie. Il tentativo di riportare in auge il film d’azione si è rivelato fallimentare da un punto di vista economico.
L’action è cambiato, anzi, possiamo dire che si sia imbastardito. Il film d’azione puro è sempre più raro. Almeno su grande schermo. Credo che questo derivi soprattutto dal fatto che mancano i suoi spettatori di riferimento e che si cerca sempre di più di rivolgersi a un target di giovanissimi a cui non frega niente di vedere Arnold che sforacchia narcotrafficanti con una mitragliatrice della seconda guerra mondiale su uno scuolabus.
Ci hanno provato e gli è andata male. Non sta a me mettermi a fare l’orazione funebre, ma devo dire che mi dispiace. last stand 1

Ho sentito dire che The Last Stand è un film d’azione vecchia scuola. Io non sono d’accordo e non basta la presenza dello Zio a farne un prodotto fuori dal tempo. È vero che il canovaccio è abbastanza abusato e potrebbe benissimo essere quello di un centinaio di film con cui siamo cresciuti negli anni ’80: abbiamo la cittadina di frontiera, il trafficante di droga evaso e un pugno di uomini che devono impedirgli di passare il confine. Arnold fa l’anziano sceriffo che organizza i suoi e si batte contro un esercito di mercenari al soldo del perfido Cortez (Eduardo Noriega, un attore che ho sempre adorato). Un po’ film d’assedio, molto western, scenari, ambientazioni, mentalità dei personaggi tipicamente americani. Manicheismo assoluto, nessuna ambiguità nella distinzione tra buoni e cattivi. Allo spettatore è richiesto di sedersi e fare il tifo. Semplice e delizioso.
Ma non è tutto qui. E per capire il motivo per cui non lo è, dobbiamo parlare di Jee-woon Kim, che è il regista di Two Sisters, tanto per fare un titolo così, di scarsa rilevanza (chi lo considera anche poco meno di un capolavoro è pregato di lasciare questo blog nei prossimi dieci secondi). Jee-woon Kim possiede uno stile che è pura bellezza applicata alla macchina cinema, un’estetica perfetta, un senso dell’inquadratura che ti lascia senza fiato. E se da questa capacità, a volte, si è un po’ lasciato prendere la mano (I Saw the Devil), ecco che in The Last Stand il regista asciuga molto i virtuosismi, ma senza per questo diventare anonimo, o non sfoggiare la sua capacità di creare splendide immagini e sequenze con un impatto visivo che non siamo (più) abituati a vedere in un cinema action americano ormai sacrificato sull’altare della faciloneria e di quella cazzo di macchina a mano che per pietà, levatemela dalle palle prima che nuclearizzi Hollywood.

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The Last Stand è quindi un film che utilizza tutti i tratti tipici dell’epica americana, ma messo in mano a un regista di altra estrazione. E no, non è una marchetta, o un’operazione alimentare. Jee-woon Kim si diverte e noi con lui. Si diverte nel rielaborare una mitologia fatta di inseguimenti, sparatorie e smargiassate e a metterla in scena con una modernità di linguaggio inedita.
Utilizza una grandissima icona del cinema del passato e non le permette di cannibalizzare il film con la sua sola presenza. The Last Stand è un film asciutto, è un film che ha un suo rigore e una sua geometria. È cinema, non è un santino di Schwarzenegger che si mette a rifare Predator o Commando. Per quanto carismatico, per quanto gigantesco e gigione in molte battute, per quanto autoironico e smaliziato, Arnold se ne sta lì al servizio della storia e al servizio della regia. È un piccolo miracolo di equilibrio e sobrietà. Poteva uscire fuori una di quelle cafonate di cui vergognarsi per i prossimi due secoli. E invece abbiamo un prodotto solido che fa il suo dovere di intrattenerci e ci regala anche quel qualcosa in più, dovuto in questo caso al genietto dietro la MdP.

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Bisognerebbe fare un elenco delle cose memorabili in The Last Stand. A partire dal cast che vanta nomi del calibro di Peter Stormare e Henry Dean Stanton, passando per un paio di scene girate e montate con un ritmo pazzesco (l’inseguimento tra i filari di granturco, la sequenza della mitragliatrice, il corpo a corpo finale), e arrivando infine alla fotografia calda, dai colori vivissimi che spernacchia allegramente il blu e il verde tanto in voga (e anche i filtracci arancioni che dio aiutami).
Ma soprattutto, The Last Stand ha un pregio fondamentale: ti azzera il fattore nostalgia dopo i primi due minuti di film. Una volta che hai battuto le mani tutto contento per la prima apparizione di Arnold, nessuno ti strizza più l’occhio, The Last Stand decolla e non si ferma mai. E quando finisce sei lì che ne vorresti ancora.
Peccato sia stato un buco nell’acqua. Ve lo ripeto, guardatelo, perché forse non ne vedrete più.

31 commenti

  1. È stupendo. E anche io non ho capito più niente quando ho finito di vederlo. 😀
    Da notare anche la sparatoria nelle scale, il volo dalla finestra di Arnold, e le battutine ammiccanti sull’età, che ci stanno tutte.
    Epico. Il Canto del Cigno.

    1. Già, epico e, nel suo piccolo, innovativo. Poteva essere la nuova strada per il cinema action e invece ci beccheremo ragazzini piroettanti per i prossimi 50 anni.
      😀

  2. zio arnold,potrebbe fare anche un cinepanettone e io sarei in prima fila,perchè è l’unico che ho sempre considerato durante i mortificanti anni 80.
    Mi piacciono poi queste storie western rielaborate,perchè il genere western per quanto sia ,manicheo è l’umanità al 100 % e le leggi morali oltre che quelle di estrarre la pistola.
    Vi è da dire che son talmente un occhialuto spocchioso, (adorabilissimo per questo,dai non trovi!),che l’action l’ho scoperto e riscoperto grazie ai bellissimi film di Hong Kong ,le loro coreografie e balletti di inaudita bellezza e di malinconica implacabile morte.Il fatto che a girare questo film non sia il Renino Harlano di turno,(non scoprirà mai a chi mi riferisca ghghghgh),bè me lo fa già amare tantissimo
    No,ma poi discutiamo quando si tratta di Arnold?Va idolatrato e basta!

    1. Ma il cinema di action orientale è tutt’altro rispetto a quello americano, sono due impostazioni diverse che non mi sento di mettere a confronto. Lo sai, io ho da sempre una predilezione per l’action americano. Ma è un fatto tutto personale.

      1. si,appunto .Ci tenevo da Mr gne gne gne quale sono a precisare che non faccio parte di quella maggioranza che ha nostalgia del cinema d’azione americano degli anni 80 ,a parte i grandissimi film di Arnold,ma che ho scoperto e amato il genere grazie agli orientali
        E Lucia che vuoi farci o mi tieni così o mi ammazzi, sarebbe un reato,ma mi sa che potrebbe diventare una nuova festa di liberazione,(dalle orde di occhialuti gne gne gne che siam tanti!)

        ciao e ti auguro un bellissimo,lungo week end di mare e giri con la tua Eden Sinclair 🙂

  3. Helldorado · ·

    Me lo voglio vedere… 😀

    1. E’ uberfigo!

  4. Appena ne avrò occasione, non mancherò di sparermelo in accoppiata con Bullet To The Head… e chissenefrega se sono due vecchietti e non hanno più il fisico di un tempo!!!

    1. Anche perché danno le piste a molti giovinastri 😉

  5. Giuseppe · ·

    “Two Sisters” Jee-woon Kim è una garanzia, Arnold pure. Solo che, a quanto pare, nemmeno questa doppia garanzia è riuscita a far presa nei confronti di un pubblico che -con tutta, troppa evidenza- del vero cinema action non è più nemmeno capace di afferrarne i principi (ma siccome io invece li afferro, The Last Stand non me lo voglio proprio perdere 😉 )…

    1. Ma perché non c’è più un pubblico per questi film. Sono destinati a far flop al botteghino, anche quando tentato un approccio più moderno al genere.
      Però ci siamo noi che continuiamo a guardarli

  6. Effetto nostalgia,ma il film è quel che è. Insomma si cerca di accontentare tutti, da una parte i giochetti con le auto,tutte le scene veloci per il pubblico giovane cresciuto con Fast&Furious, dall’altra parte Arnold che riprende il discorso lasciato a metà qualche anno fa. Ci scappa la lacrimuccia ma era più credibile Stallone in Rocky Balboa, chissà forse se Arnold riprendesse qualche suo cavallo di battaglia, magari un nuovo capitolo di Predator (senza Alien…) , potrebbe far breccia nei giovani,ma è anche vero che quegli stessi giovani sbavano per Twilight. Il film non è male, ma vuole accontentare tutti e quando si prende questa strada il risultato è dispersivo e il prezzo si paga al botteghino. Sostengo Arnold ad oltranza però spero nei prossimi titoli.

    1. Io non credo sia un film fatto per accontentare tutti. Certo, ci sono gli inseguimenti in macchina, ma io ne sono ben felice, adoro gli inseguimenti in macchina e mi piacciono anche le scene veloci, se ben gestite. E il regista le gestisce benissimo.
      Proprio perché con questo stile il fattore nostalgia è quasi del tutto assente, credo che The Last Stand sia un film che può essere visto anche a prescindere dalla presenza di Arnold.

  7. sevenbreads · ·

    ormai i film che vendono sono solo i remake/reboot/prequel/sequel/altracosasimile di serie con una larga base di fan, i filmetti per le tredicenni e quelli fatti ad hoc per sfruttare il momento buono di qualche attore (perchè sì Robert D. Jr. è figo in iron man 1, va bene in sherlock holmes, se proprio è piaciuto anche in the avenger… poi basta non se ne può più)

    the last stand è un vero film

    1. Ma perché chi va al cinema, effettivamente, compra il biglietto e riempie ancora le sale è il pubblico giovane o giovanissimo.
      Anche per questo, ad esempio, i film classificati R sono visti come il fumo negli occhi dagli studios: incassano poco.
      Purtroppo è anche colpa nostra, perché al cinema ci andiamo sempre di meno.
      Però sì, è un film vero.

  8. Eh, adesso devo vederlo per forza!

    1. Obbligo morale 😀

  9. Max_Headroom · ·

    A me è piaciuto. Certo, è anche vero che io con Arnold Schwarzenegger ci sono cresciuto veramente, basti pensare che Conan il barbaro è uscito al cinema quando ero quasi maggiorenne. Uno dei suoi tanti film che ho apprezzato di più, però, è il quasi dimenticato Last action hero di cui non tutti colsero all’epoca la vera essenza. Un pò come The last stand, splendidamente recensito in questo blog.

    1. Anche io vado pazza per Arnold. Il mio eroe dell’infanzia. Il più amato in assoluto, senza rivali.
      Grazie per i complimenti, davvero ❤

  10. Appena visto,che Figata!!Se fosse durato due ore in più sarebbe stato perfetto 🙂 Un vero peccato che non abbia avuto un buon incasso.Tra l’altro in molti siti il voto raggiunge appena la sufficenza,..Non ho mai visto two sisters credo che rimedierò a breve..

    1. Ho appena scoperto che esiste un film Kim Jee-woon dal nome “il buono il matto e il cattivo”pare che sia un bellissimo western con Song Kang-ho nel cast..Corea rules!!

      1. si è una stupenda rilettura del celeberrimo film di Leone,e guarda,se permetti, ti suggerisco anche Bitter sweet Life grandioso noir/polar

        1. Better sweet lo visto e spacca di brutto,inizio solo adesso a venirne a capo con questo regista,che bella storia quando trovi film del genere 🙂

          1. a me piacciono moltissimo i film orientali,devo dire che faccio fatica a memorizzare i nomi di registi e attori,quindi come suggeritore non son il massimo. Però ad esempio ho amato tantissimo Man from nowhere e The Host! ^_^
            ciao

            Bittersweet life è un filmone,l’altro è un western caciarone, più fracassone e disimpegnato

    2. Ma anche quattro ore in più! 😀
      E vedi Two Sisters perché è un capolavoro vero.

  11. Io adoro Kim Jee Won anche quando come dici tu si è fatto prendere la mano in I saw the devil ( film che adoro come adoro i thriller coreani che io considero superiori agli analoghi americani) e qui anche se è stato parzialmente addomesticato lascia qualche segno del suo talento luminosissimo…detto questo il film mi ha divertito da matti, mi sono sentito come un bambino al luna park, accompagnato per mano in tutte le attrazioni del parco giochi….

    1. Quando i registi orientali si trasferiscono a Hollywood vengono sempre un po’ addomesticati. Però mi sembra che in questo caso sia successo in misura molto minore. E il risultato è da applausi.
      Certo, è cinema molto più commerciale rispetto a quello che Won fa in patria, ma avercene di action così brillanti.
      Un parco giochi, è vero. Bellissimo e scintillante

  12. Qui al multisala durò una settimana esatta, poi è stato impietosamente levato dalla programmazione. Io son riuscito a vederlo per un soffio, l’ultimissimo spettacolo… Ne è valsa la pena!
    Jimmy Bobo mi è piaciuto anche di più… una doppietta niente male, per questi vegliardi pompati 🙂

    1. Che il signore ce li conservi così in eterno 😀

  13. Bel commento Lucia! 😀 L’avevo visto tempo fa, pur avendo un malus, Schwarzy, il film è proprio apprezzabile! 🙂 Quando non sbrodola J-woon mi piace assai 😉 Per esser la sua prima pellicola non koreana non male 🙂

    1. Infatti è strano come sia riuscito a mantenere il suo stile alla sua prima esperienza fuori dalla Corea.
      è stato bravo.