The ABCs of Death

abcs_of_death_ver2

2012

Finalmente sono riuscita a mettere le mani su questa antologia di 26 cortometraggi, diretti da altrettanti registi di ogni parte del mondo (no, l’Italia non è rappresentata). A ogni regista viene assegnata una lettera e può agire in totale e completa libertà creativa, senza nessuna intromissione da parte della produzione. Ogni corto ha un budget approssimativo di 5000 dollari. Gli ideatori dell’operazione sono Ant Timpson e Tim League.
Idea interessante, quella di sviluppare una storia, seppur breve, a partire da una singola parola, che sta al regista di ogni corto scegliere. Non c’è un filo conduttore che leghi tra loro i 26 film, che si susseguono in ordine alfabetico, senza credits, se non la lettera, il titolo del corto e il suo regista messi alla fine di ogni segmento.
La realizzazione di questo progetto collettivo vede coinvolti tanti nomi di una certa importanza e, soprattutto, spazia in ogni area geografica: abbiamo l’Australia, rappresentata (tra gli altri) da Andrew Traucki (G is for Gravity), che torna infatti a parlarci delle sue ossessioni legate all’acqua e al mare; una nutrita pattuglia di registi provenienti da Centro e Sud America, tra cui spicca Jorge Michel Grau che firma lo splendido I is for Ingrow, tra i migliori di tutta l’antologia; l’Europa si difende alla grande con tantissimi registi britannici, francesi e spagnoli (ovviamente Simon Rumley ti tira una mazzata terrificante con la lettera P, che stai male per circa tre giorni, come suo solito); il Giappone è rappresentato da un trittico di pazzi furiosi e scatenati e ha l’onore di chiudere la rassegna con la Z di Yoshiro Nishimura; abbiamo inoltre Canada, Thailandia, Indonesia e, ovviamente, Stati Uniti.

L is for Libido - di Timo Tjahjanto

L is for Libido – di Timo Tjahjanto

Come per il già recensito V/H/S, si tratta di andare a prendere il meglio del cinema indipendente di genere e mettere i registi in condizione di esprimersi e di far vedere ciò di cui sono capaci.
Solo che in questo caso non esiste nessun paletto tematico o di stile. E quindi si passa con estrema disinvoltura dal corto di animazione allo splatter più sfrenato, dal grottesco alla commedia surreale, da atmosfere disturbanti e malsane ai robottoni che sparano e fanno saltar per aria le teste di neonati telepatici. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. In The ABCs of Death potrete vedere una caccia al vampiro tutta girata in soggettiva dal punto di vista del vampiro stesso (U is for Unhearted di Ben Withley), la storia di un simpatico ragnetto molto complicato da fare fuori (E is for Exterminate della divina Angela Bettis), un combattimento brutale tra cani e uomini (D is for Dogfight di Marcel Sarmiento).
In una enorme varietà di stilistica e contenutistica, The ABCs of Death si muove attraverso ogni aspetto del cinema dell’orrore e ci racconta 26 modi diversi di morire.
Il tasso di violenza è quasi sempre molto elevato e in alcuni casi, addirittura estremo. Molti dei corti presenti nell’antologia hanno davvero delle caratteristiche poco adatte ai deboli di stomaco. Con la possibilità di operare senza freni, i vari registi all’opera si sono scatenati, proponendo ognuno il proprio stile e la propria poetica.
Ci sarà chi apprezzerà la virata demenziale di Noboru Iguchi (anche se per me il suo corto qui in mezzo c’è finito per sbaglio, perché davvero di un’inutilità che trascende anche l’imbarazzo), chi invece si lascerà coinvolgere dal masochismo disperato di Xavier Gens (X is for XXL) che costruisce una vicenda di una crudeltà quasi intollerabile e anche graficamente molto, molto forte. Altri resteranno indecisi se ridere o vomitare di fronte a T is for Toilet, il perfido corto in claymation di Lee Hardcastle, vincitore del concorso indetto dalla produzione per la lettera T. E anzi, fatevi anche un giretto su youtube e vedetevi gli altri cortometraggi che non sono stati inseriti nell’antologia, perché meritano, quasi tutti.

X is for XXL di Xavier Gens

X is for XXL di Xavier Gens

La qualità, a prescindere dai gusti personali dello spettatore si mantiene alta, con qualche caduta di tono e qualche segmento abbastanza anonimo.
C’è Ti West che in poco più di un minuto arriva a gamba tesa e con un corridoio, una cucina, un imbuto e un gabinetto riesce a farti sentire come se ti fosse appena passato sopra un treno. Ma credo che la palma di episodio migliore se la contendano i due già citati I is for Ingrow e X is for XXL e il tremendo (in senso buono), shockante, massacrante e disgustoso corto di Timo Tjahjanto, L is for Libido.
Tjahjanto va a pescare nel territorio delle più aberranti perversioni sessuali, unisce il tutto a una situazione da torture porn e costruisce una manciata di minuti da incubo, mostrando in realtà molto poco e riuscendo a disintegrare con un cortometraggio tutti i centipedi umani di questo sciagurato universo cinematografico. Bravo lui. Diventa adesso urgente recuperare il suo esordio del 2009, Macabre, firmato insieme al collega Kimo Stamboel con il marchio Mo Brothers.

Y is for Youngbuck - di Jason Eisener

Y is for Youngbuck – di Jason Eisener

Ciò che stupisce maggiormente di tutta l’operazione, è la fattura tecnica sempre pregevole. Ogni dettaglio è curatissimo, dai bellissimi titoli di testa al sangue, alla colonna sonora, alla recitazione. Non deve essere stato semplice imbastire un progetto del genere, considerato anche il bassissimo costo globale.
L’obiettivo di The ABCs of Death non è spaventare. Se lo si guardasse da questa ottica si rischierebbe una delusione. Nessuno dei segmenti fa paura nel senso classico del termine. Le sensazioni prevalenti sono il disgusto, lo shock e un senso di angoscia diffuso. Non mancano ironia e umorismo macabro, ma quasi tutti i piccoli film necessitano di una certa predisposizione a un tipo di horror estremamente violento e disturbante.
Quindi potrebbe non piacere, potrebbe addirittura rischiare di offendere qualcuno, come si legge anche su imdb, dove il film ha una media molto bassa.
Il punto è che non tutti, ma la grande maggioranza dei corti riesce a centrare l’obiettivo dell’antologia. Sarebbe stato lecito aspettarsi un grande abuso di sbalzi di volume, apparizioni improvvise e di vari trucchetti che, avendo a disposizione pochissimi minuti, potevano essere in parte giustificabili.
I registi coinvolti invece hanno scelto un’altra strada. E per questo vanno rispettati. Qualsiasi amante del genere dovrebbe dare un’occasione a The ABCs of Death, se non altro per scoprire qualche nuovo talento, e magari andarsi a cercare la sua filmografia. I progetti antologici servono anche, e soprattutto, a questo.

30 commenti

  1. chiaramente tutto in inglese e senza sottotitoli,dovrò fare uno sforzo….Per gli amanti del genere horror piscologico,cioè quello che ti tira mazzate e fa male ma a livello di un turbamento e disagio non per le frattaglie,ma per la crudeltà…mi son spiegato?Mi sa di no

    ciao!

      1. LordDunsany · ·

        Qui il film sottotitolato in Italiano in streaming 😉

    1. No, non è propriamente horror psicologico. Sono corti di 4 minuti, non c’è tempo di approfondire. Sono in realtà una serie di shock elargiti senza nessun pudore.

      1. bè,allora preparo il sacchetto eh! 🙂

        uè ma nevica da te?

  2. Non stavo più nelle pelle prima, ora ancora peggio *O*
    Pura epicità, pare 😀

    1. Sì, epico. Con alti e bassi, ma sostanzialmente epico 😀

  3. thriller87 · ·

    Mi sa che molti si aspettavano davvero un film di paura. La maggior parte delle recensioni lette parlano del film come se fosse “lammerda ” !

    1. Sì, ho letto anche io soprattutto recensioni negative. Eppure, sinceramente, non capisco cosa si aspettassero da dei cortometraggi di una brevità tale da non permettere altro se non delle storielle fulminee e rapidissime.
      Credo non ci fosse altra strada se non quella di puntare alla mazzata visiva. Poi magari sono troppo buona, non so

  4. bradipo · ·

    sto già sbavando come un cane idrofobo perchè ancora non sono partito alla ricerca di questa succosissima antologia!

    1. Io l’ho monitorata con impazienza per mesi, appena sono riuscita a metterci le manine sopra mi ci sono fiondata 😀

  5. Helldorado · ·

    Interessante, mi hai incuriostio come al solito!! 😉

    1. Felice di averti incuriosito 😉

      1. Giuseppe · ·

        Hai incuriosito anche me 😉
        Chissà perchè me lo immaginavo che l’Italia non facesse parte del progetto (eh, sto sempre a pensar male io)

        1. Eh…chissà perché io neanche ci avevo sperato che facesse parte del progetto.
          Che maliziosi malpensanti che siamo 😀

          1. Giuseppe · ·

            Siamo persone brutte 😀

  6. Lucy, come ben sai sono molto interessato al progetto, hai fatto benone a parlarne! 😀
    Cercherò di recuperare il tutto 🙂

    Ciao,
    Gianluca

    1. Spero ti piaccia, Gianluca! *O* io mi sono davvero “divertita”, se divertirsi è il termine giusto… 😀

  7. LordDunsany · ·

    Grazie Lucia! Mi basta il fatto che ci sia Nishimura per visionarlo 😀 In più vedo Pisanthanakun, Iguchi e Grau (di cui m’era piaicuto “We are what we are”) 😀 Ho trovato il film sottotitolato, me lo vedrò stanotte, poi leggerò la rece per intero! 😀 😉

  8. Me ne esco con un degno bottino. Dieci su ventisei, e gli esclusi in pochissimi sono detestabili.

    Stupendo Dogfight, e non sfrutta nemmeno l’effetto sorpresa/spiegone del titolo. L’unico su cui mi sbilancerei.
    Traucki non delude con Gravity.
    Ho amato Hobo, Youngbuck è coerente con lo stile.
    Vagitus. Qualcosa non va, ma che robottone.
    Niente male Removed.
    Toilet – se non sbaglio ci sono tre cessi su ventisei corti – il miglior cesso, divertente.
    Tra i più forti scelgo XXL.
    Orgasm, Ingrown e Apocalypse con qualche riserva.

    Sbaglio, o poca Francia?
    Nonostante la situazione nostra, un italiano del sottobosco lo si poteva coinvolgere. Parliamo di ventisei, mica quattro gatti.

    1. Io infatti avrei affidato una lettera a Zuccon, se fossi stata nei produttori, ma forse siamo talmente marginali che non veniamo neanche più presi in considerazione.
      E invece che mi dici della lettera L?
      Sì, vero, poca Francia e, secondo me, troppo Giappone…

      1. Proprio a Zuccon pensavo.
        La L è l’undicesima. È che sono abbastanza indeciso. Avesse vinto, il protagonista, anche il round 12 allora l’avrei scelto, invece hanno preferito salvarlo.
        Tranquillamente tra i migliori però.
        Il Giappone ha voluto fare la solita parte del Giappone. Bislacco a ogni costo, estremo nel nonsense, weird. È autocaricaturale.
        Mi pare siano solo tre giapponesi, eppure proprio per queste cose risulta troppo.

        1. Sì, se avesse vinto il round 12 sarebbe stato meglio, io sarei morta stecchita, ma sarebbe stato meglio 😀
          Sì, sono solo tre, ma pesano come se fossero 333. Salvo, con qualche riserva, solo la lettera Z, tra i giapponesi

  9. LordDunsany · ·

    Come anticipato ieri, eccomi dopo la visione 🙂
    Ho letto critiche e commenti ferocissimi e negativissimi (anche se su Rotten T non se lacava male). Alcuni episodi sono molto meritevoli, altri non li ho capiti e nemmeno graditi (mi riferisco in particolare a tutti quelli di animazione ed all’imitatore di Svankmajer). Quello di Iguchi m’ha fatto ridere un sacco, si nota la dimestichezza con pinku eiga ed ero guro 🙂 A parte che, come dici tu stessa, non fanno “paura” nel senso della parola, alcuni virano sul comico o grottesco, ho notato che nessuno dei 26 costruisce una storia sull'”attesa”, sul NON visto, dev’essere una modalità della paura che non è più ritenuta valida. Passando a quelli che ho preferito: ovviamente la Z di Nishimura (ma io sono di parte), anche se qualcuno potrebbe trovarlo eccessivo e di cattivo gusto, la Y che ha una colonna sonora che spacca (e poi a me piaciono molto i cervidi), Vagitus di K.Andrews che per il budget a disposizione ha una qualità impressionante ed è fantascientifico/distopico 🙂 e Libido che credo sia il migliore, di potente impatto; d’altronde Tjahjanto è uno dei due – tre registi indonesiani che ci san fare e già “Dara” era una figata assurda 😉 😀
    Grazie ancora Lucia per la segnalazione 🙂

    1. Sì, le ho letto anche io, e sinceramente non ho capito cosa mai credessero di vedere.
      Comunque sì, hai ragione sul fatto che non esiste il meccanismo dell’attesa. Forse solo un po’nel corto di Gens, ma è anche vero che in 4 minuti scarsi poco si può fare.
      Felice che la segnalazione ti sia piaciuta 😉

  10. Appena visto, e sinceramente ho fatto una gran fatica, l’ho trovato complessivamente stanchissimo e con, boh, zero ispirazione o, più che altro, tanta voglia di sperimentare nonostante siano autori comunque con carriere brevi o brevissime che avrebbero invece bisogno di consolidare quanto vogliono offrire.

    Bellissimi L is for Libido e X is for XXL, ottimo come sempre Ti West e simpatico Yudai Yamaguchi, ma a parte questi non riesco davvero a salvare nient’altro per un prodotto che per me oscilla tipo tra il pessimo e l’inguardabile.

    Madonna che fatica 🙂

    1. Io ho apprezzato proprio la voglia di sperimentare.
      Che poi i due corti che hai citato siano i migliori in assoluto, non c’è dubbio.
      Neanche T for Toilet ti senti di salvare? Nemmeno pochino pochino? 😦

      1. Così così, mi piace l’idea splatterosissima ma 1) quel bagno non può esistere nella realtà con il lavandino sopra il water, la logica umoristica quindi viene vanificata, e 2) i modellini fanno davvero troppo schifo, se devi fare una cosa in claymation provi a farla bene o non la fai proprio

  11. Visto ieri sera, alti e bassi, ma in genere buono, purtroppo proprio i jappo in particolare Z mi hanno deluso, bellissimi i due episodi animati, usando un filtro e si potrebbe creare un nuovo episodio di Creepshow.