E’ ora di parlare di Lucio Fulci!!

Ci sono tanti personaggi a cui devo la vita, gente straordinaria senza il cui contributo questo blog non sarebbe mai esistito, e soprattutto che mi ha fatto diventare quella che sono. Non è un gran risultato, ma si può combinare di peggio. Tra questi, un posto speciale è occupato da Lucio Fulci, che ho sempre ritenuto il miglior regista di genere italiano. Ci ho messo tanto a scrivere questo post, perché non sapevo da dove cominciare. Affrontare l’ intera filmografia di Fulci è un’ impresa titanica, e lo sarebbe comunque anche se decidessi di dedicarmi solo alla sua produzione horror e affini, come i suoi bellissimi gialli. Alla fine ho deciso di dedicare lo specialone di oggi alla trilogia della morte, una serie di film girati tra il 1980 e il 1981 che comprende Paura nella città dei morti viventi, E tu vivrai nel terrore – L’ Aldilà e Quella villa accanto al cimitero. Il motivo è semplice: il trittico rappresenta una personalissima (e poetica) rielaborazione dei temi gotici da parte del regista romano, che se da un lato ne esalta il lato più grafico e violento, facendo un largo uso di effetti gore di una brutalità a volte senza precedenti, dall’ altro riesce a ricrearne fedelmente l’ essenza fiabesca. Il percorso horror di Fulci comincia ufficialmente nel 1979, con Zombi 2, ma già a partire da Beatrice Cenci si comincia a intravedere quella sperimentazione sul macabro e sull’ orrore fisico e anatomico che sarebbe stato alla base dell’ estetica sfrenata della trilogia.  Anche nei suoi gialli, pur con tutti i debiti nei confronti del sotto genere inaugurato da Dario Argento, è presente un punto di vista inedito, quell’ irrompere dell’ irrazionale e del fantastico che squarcia fragorosamente il tessuto della realtà, con una potenza da cui non si esce mai vivi.

Con i film della trilogia, Fulci può scatenare la sua immaginazione in totale libertà creativa. Girati a breve distanza di tempo l’ uno dall’ altro, le tre pellicole hanno moltissimi elementi in comune: l’ attrice inglese Catriona MacColl è la protagonista di tutti i film, l’ ambientazione è  americana, la sceneggiatura è firmata da Fulci e Dardano Sacchetti. In due film su tre Fabio Frizzi firma le musiche e Giannetto de Rossi cura gli effetti speciali, dando l’ impressione quasi di un’ opera unica divisa in tre momenti. Più efferato e splatter Paura nella città dei morti viventi, più malinconico e onirico L’ Aldilà, più coerente e tradizionale Quella villa accanto al cimitero. Ma tutti e tre i film condividono il violento ingresso di un male incomprensibile e cosmico all’ interno delle vite dei personaggi. Un Male che non si può sconfiggere e che alla fine, qualunque cosa tu faccia, ti assimila, o ti distrugge. Fulci si ispira al mondo letterario, a Lovecraft, Poe, Henry James, Antonin Artaud. Rielabora il materiale di partenza e costruisce le sue opere più personali e visionarie, giocando con gli stereotipi del gotico (il cimitero, la casa infestata, la città posseduta), tingendoli di rosso e immergendoli in un’ atmosfera da incubo a occhi (forzatamente) aperti talmente densa da risultare soffocante.

Il primo film della trilogia, Paura nella Città dei Morti Viventi, si svolge a Dunwich, cittadina statunitense di chiara derivazione lovecraftiana. Il suicidio di un prete spalanca le porte dell’ inferno e i morti tornano in vita. Sarà una medium, aiutata da un giornalista e da un abitante del luogo, a tentare di fermare la minaccia. Fulci sperimenta per la prima volta una narrazione non lineare: gli eventi si susseguono in maniera inspiegabile e inspiegata. Il regista infila una scena shock dietro l’ altra, quasi a voler torturare lo sguardo dello spettatore. Memorabile la lunga e quasi insostenibile sequenza in cui Daniela Doria vomita i suoi intestini e piange sangue, quasi tutta in primo piano e con quasi nessuno stacco di montaggio che ci impedisca di distogliere gli occhi da quanto sta accadendo e di sottrarci al disgusto. Dobbiamo vedere tutto, in ogni dettaglio. Sebbene a livello embrionale, sono presenti in questa prima incursione di Fulci nell’ horror fiabesco, tutti quegli elementi che ritroveremo nel successivo L’ Aldilà: la presenza di un livello di realtà maligno e sempre in agguato, pronto a sfondare le porte del razionale per aggredirci, l’ impotenza di un atteggiamento scettico o scientifico di fronte a dei fenomeni che non possono essere spiegati, la vita dopo la morte equiparata a un tormento perenne, che provoca dolore e feroce desiderio di vendetta, la mancanza di un qualsiasi senso di religiosità, o di fiducia nel divino e una profonda solitudine dell’ uomo di fronte a questa dimensione altra che è talmente enorme e invincibile da schiacciare ogni tentativo di sconfiggerla. Un finale indecifrabile chiude il film, finale improvvisato in moviola, come dichiara lo stesso Fulci:  “Il film finiva con il bambino che correva verso Jerry e Mary. Sembrava tutto bello. Tomassi disse: ‘Perché non spacchiamo l’immagine in diversi pezzi e vediamo le loro facce fuori scena?’. Infatti, dopo aver girato, ci eravamo accorti che i due guardavano dubbiosi verso la macchina da presa. I critici ci hanno scritto sopra 500mila volte, dicendo che era stupendo… Questo dubbio, se il bambino era uno zombi o no, l’aveva inventato Tomassi. La gente lo accetta, perché l’orrore si accetta in quanto idea pura. La ragione non c’è… c’è l’idea pura”

L’ idea pura dell’ orrore prende definitivamente corpo nel secondo film della trilogia, considerato da molti il capolavoro di Fulci. L’ Aldilà è forse il suo film più estremo e visionario, in cui la trama è quasi inesistente e la materia narrata si scompone in miriadi di frammenti che vanno a comporre un vero e proprio incubo su pellicola. La struttura classica della casa stregata (l’ albergo costruito su una delle porte dell’ Inferno) è la base su cui Fulci innesta una spirale di terrore viscerale. Il ritmo è quello lento e avvolgente della favola, della cantilena per bambini. La narrazione è elegante, mai scontata e, nonostante non sia lineare, riesce a non sembrare caotica, ma a mantenere una sua coesione interna, data soprattutto dalla regia di Fulci che questa volta non si limita a suggerire la presenza di un altrove malefico e affamato, ma vi immerge direttamente lo spettatore. Procedendo nella visione, anche noi, come la protagonista Lisa, arriviamo a non poter più distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. E  procediamo anche oltre, fino alla dissoluzione stessa del reale, e al prevalere della dimensione malvagia che pulsa nel nostro mondo come un’ infezione. E una volta che quella porta è stata spalancata, non c’è salvezza per nessuno. La paura, come pura essenza, come minaccia imponderabile e incombente, è accecante. Il Male stesso passa attraverso gli occhi, che ne L’ Aldilà assumono un’ importanza fondamentale: strappati, bucati, coperti da una patina bianca e quindi ciechi, sono gli strumenti attraverso cui irrompe e si esprime la paura. Vittime e protagonisti sono e saranno tutti accomunati da una qualche mutilazione inflitta allo sguardo, mentre a farsi carico di tutto l’ orrore (fisico e cosmico) che Fulci imprime alla sua opera, sono gli occhi dello spettatore a cui, come sempre, nulla viene risparmiato, fino alla fine, quando il regista fa anche a noi la grazia di privarci della vista: “e ora affronterai il mare delle tenebre, e ciò che in esso vi è di esplorabile”, dice la voce fuori campo che chiude il film. Come in Lovecraft, il vero, autentico orrore, non è sostenibile per gli occhi umani, non si può mostrare. A Fulci va però il merito di esserci andato molto vicino. Forse soltanto Carpenter ne Il seme della follia è riuscito a rappresentare al cinema in maniera altrettanto fedele il concetto di una cattiveria ancestrale e gigantesca, sopita ma in agguato appena sotto il sottile e fragile strato di razionalità che ci ostiniamo  a chiamare vita. Tuttavia, ne L’ Aldilà il senso di minaccia e di terrore è ancora più profondo e raggelante. Fulci è colui che, senza aver mai tratto direttamente nulla da un racconto di Lovecraft, ne ha restituito lo spirito su pellicola. Credo che se il buon H.P. potesse guardare The Beyond annuirebbe soddisfatto e ringrazierebbe.

Quella villa Accanto al cimitero segna il ritorno di Fulci a una narrazione più coerente e lineare. Questa volta, l’ ispirazione principale è Henry James e il suo Giro di Vite. Riprendendo ancora una volta il tema della casa infestata, Fulci racconta un’ oscura storia di scienza deviata e di un medico che è riuscito a sconfiggere la morte nutrendosi delle proprie vittime. A farne le spese è una famiglia che si trasferisce i una cittadina nei dintorni di Boston. A differenza degli altri film della trilogia, abbiamo a che fare con un orrore più umano e quindi più comprensibile. Quella villa accanto al cimitero è un  horror classico, con tutto l’ armamentario di porte scricchiolanti, mostri in cantina, lamenti infantili che disturbano il sonno. L’ inquietudine si fa strada lentamente, con una costruzione della tensione progressiva e costante, fino all’ esplosione nelle scene in cantina, con il bambino bloccato dentro e i due genitori che tentano di sfondare la porta. E tuttavia, Fulci ci mette lo stesso del suo, infondendo alla vicenda del dottor Freudstein e, soprattutto a quella dei bambini sue vittime, un’ aura tragica, romantica e malinconica.

Meno incentrato sulle visioni crudeli e sadiche dei due film precedenti, Quella villa accanto al cimitero si basa più sulle paure dell’ infanzia che sugli squarci attraverso cui la mostruosità si fa strada nel reale. Non a caso, le due figure chiave del film sono bambini, a cui Fulci dedica un finale struggente e poetico, ma tutt’ altro che positivo. Anche in questo caso, il Male non viene sconfitto: da quella cantina, come dalla cripta di Dunwich e dal passaggio segreto dell’ albergo Sette Porte, non si esce vivi.

Nonostante i suoi film abbiano incassato e siano stati distribuiti in ogni angolo del globo, la critica nostrana ha sempre maltrattato Fulci. Solo ultimamente, e grazie all’ antipatico giochino delle rivalutazioni postume nel sacro nome di Quentin e amici vari, la sua opera comincia ad essere riabilitata. Ma Fulci non necessita di alcuna ironica e benevola consacrazione in ritardo di una ventina di anni, magari fatta solo perché adesso è chic andare a disseppellire il trash del nostro paese. Fulci non ha nulla a che vedere col trash italico. Fulci ha riscritto e riveduto il gotico e il cinema dell’ orrore degli anni ’80 ha contratto degli enormi debiti nei suoi confronti. Fulci era un vero autore visionario e capace di creare opere complesse e sovversive partendo da niente, solo grazie alla sua abilità. Da grande artigiano era persino umile, ma non bisogna sottovalutare il fatto che fosse uno dei pochissimi registi in grado di dare una forma concreta all’ incubo e di utilizzare il dettaglio macabro e ripugnante in maniera tale da farne quasi un oggetto poetico. La sua sensibilità, il senso di pietas e di vicinanza nei confronti dei suoi personaggi sperduti e abbandonati in mezzo al Male più puro, conferiscono ai suoi film uno spessore del tutto assente nelle pellicole di altri registi di genere a lui contemporanei e molto più famosi, come per esempio Dario Argento, più “ricco”, forse più elegante, ma neanche lontanamente paragonabile a Fulci per ampiezza di vedute e profondità di temi proposti.

63 commenti

  1. mi scappello a tanta sapienza. tra i miei registi di culto, ma ancora me ne mancano diversi. grazie per questo lavoro.
    ciao :*

    1. Ehilà, Roby! Non è sapienza, è amore 😀 E grazie, davvero!

  2. Ok, io non sono un cinemaniaco e lo si può notare dal fatto che Fulci non l’ho neanche mai lontanamente sfiorato… però dopo sto popò di post mi sa che devo dare una spolverata alla soffitta di qualche mio parente che abita vicino al torrente… 😉
    Sai per caso se si trova qualche collezione su Ebay o roba simile?

    1. Bella domanda…non ne ho idea, perché io ho alcuni dvd, alcune vecchie vhs e ho dovuto comunque ricorrere a uno zio che ha una cascina sul torrente per rivedere tutto quanto…
      Però se ti capita, almeno a L’ Aldilà che è un filmone della madonna dagliela un’ occhiatina 😉

  3. Brava.
    Grazie.

    1. Grazie a te 🙂

  4. Ci riprovo, visto che la connessione mi ha mangiato il commento!

    Dicevo, come ho detto su Moon Base non sono rimasto granché colpito da L’Aldilà e Paura nella città, mentre Quella villa mi era piaciuto abbastanza. Proverò a riguardarli per vedere se ho maturato una capacità di giudizio migliore… 🙂

    A ogni modo so riconoscere un articolo scritto con il cuore e scritto bene, quando lo leggo. Questo è uno di quelli. Brava. 🙂

    Ciao,
    Gianluca

    1. Grazie Gianluca. Mi fa piacere, perché ci ho messo una giornata a partorirlo!
      Dai un’ altra occasione a L’ Aldilà che se la merita!

      1. Mi sono appena rivisto “L’Aldilà”, Lucy, e devo dire che effettivamente mi ha coinvolto di più rispetto alla prima volta che lo avevo visto. 🙂

  5. Un signor articolo, scritto con tanto ammmore, ma anche con grande competenza.
    Da applausi la postilla finale sulla rivalutazione del trash che NON riguarda Fulci, di cui mi piace l’autodefinizione “artigiano dell’horror”. E gli artigiani, si sa, fanno cose belle, pregevoli, di certo non snob ma senz’altro non trash.

    Comunque, per quel che conta, il mio Fulci preferito è “L’Aldilà”.

    1. Grazie!!
      Infatti volevo cercare di distinguere un certo tipo di artigianato che non ha bisogno di rivalutazioni, dal trash vero e proprio (i film di mattei, ad esempio) che è un’ altra cosa e non deve essere confusa con l’ opera di Fulci.
      Sì, anche il mio, oggettivamente. Però ho un affetto particolare nei confronti della villa e del bambino triste e solo…

  6. Pessimismo cosmico,come quello del grande Maestro Giacomo Leopardi.
    Credo che al di là dell’opinione del singolo sul lavoro di questo regista,sia doveroso e necessario il rispetto nei confronti di un grande uomo di cinema,che davvero ha diretto e fatto di tutto.
    Io sono un argentiano convintissimo perchè quello che hai scritto in questo post circa ai registi che ti cambiano la vita io lo devo sicuramente al signor Argento.
    Anzi,mi hai dato lo spunto-e qui siamo davvero ai livelli dei fans di beatles e rolling stones- per scrivere un tributo al mio regista preferito.Proprio ora che viene deriso per la sua deriva artistica,ma non voglio e non posso abbandonarlo all’oblio.
    Come non vanno abbandonati,ma senza fare il revisionista ganzo e occhialuto che ha compreso la poesia del cinema popolare e popolano, quei nostri registi
    che hanno fatto CINEMA,perchè andava fatto,perchè noi ci potessimo spaventare e commuovere e divertire,come quando sei a casa e hai uno zio,un nonno,un cugino,fantasioso che ama narrare delle storie.Ecco per cortesia,torniamo a narrare le storie,torniamo a scriverle e pretenderle.Poi possiamo passare il tempo a divertirci con la citazione,il dialogo ad effetto,i personaggi strambi
    Ma la cattiveria disarmante,la crudeltà amarissima,la commozione di sangue e morte di Lucio Fulci,non può essere presa d’esempio dai reucci del torture porn,come un Peckinpah non può essere scomodato per un film di bambaccioni poco cresciuti del cattivismo da happy hour.

    ps:ma a tia piaccessero u beatles o li cumpari mia rolling?

    ps2:sono un fifone tel’ho già detto,minchia codeste foto mettile in post che leggo di giorno,mortacci tua mo manco pe’ er cazzo che m’addormo stanotte!^_^

    1. Ma per carità, massimo rispetto per il signor Argento e per quello che ha fatto. E fai bene, nonostante tutto, a non volerlo abbandonare, come io non abbandono Craven neanche se mi ammazzano.
      Ti è rimasta addosso quella cosa del remake di Cane di Paglia, eh? Io non vedo l’ ora che esca o che sia reperibile per farmi due risate 😀
      E sull’ annosa questione beatels vs Rolling stones, da ragazzina ero nel team stones. Adesso mi sono accasata nel team scarafaggi.
      Eh, ma quando si parla di Fulci certe immagini sono obbligatorie! 😀

      1. Si,le immagini sono obbligatorie,ma d’altronde il fascino del genere horror è proprio quello di terrorizzare.Altrimenti se tutti fossero poco suggestionabili,bè non ci sarebbe gusto

        Si,il remake di cane di paglia mi ha davvero rovinato,ma l’avevo già letto-poi mi è tornato in mente- su cinefatti.
        Quel film mi piaceva,anche perchè io mi rivedo nel protagonista.Questa idea che una persona normale possa reagire in modo poi scombinato e pacchiano se vuoi,mica ti diventa rambo,ma sfoga una grande violenza per salvare lo scemo del villaggio che è anche assassino,bè è magistrale!

        Con calma scriverò il post su Argento,per me lui,fulci,bava,sono i grandi nomi che vanno rispettati a prescindere.
        Anzi tempo fa sul mio blog di cinema avevo scritto due specialoni sul gener horror in italia,vedo se riesco a fare copia e incolla altrimenti te li mando tramite mail,che una tua idea è sempre ben accetta.

        ps;io rolling stones e lynyrd skynyrd tutta la vita,i beatles non mi piacciono

  7. Non so che dire, solo “applausi”. Per te ma soprattutto per Lucio

    1. Lo lovviamo molto, vero?

  8. Io, e non sto scherzando, ho il dvd di L’Aldilà sul lettore dvd, così non lo devo cercare quando lo voglio. Sì, lo lovviamo moltissimo

    1. Questo perché sei una brava persona che capisce le cose importanti della vita. E una di queste è avere sempre un Fulci a portata di mano

      1. Tra l’altro l’incipit di quel film mi terrorizza più del finale. E la MacColl è una donna meravigliosa.

        1. Ma pure la Monreale che t’ha fatto? A me il film terrorizza tutto, dall’ inizio alla fine, nel senso che proprio me la faccio addosso.

          1. Non lo dire a nessuno ma quando lo vedo (ma anche la villa accanto al cimitero) tengo la luce accesa sul comodino. é il film italiano che mi terrorizza di più assieme a profondo rosso. Ah, la Monreale è bionda. Ok, pire la MacColl, però lei è un’eccezione.

          2. Non lo dire a nessuno, ma io non dormo mai con la luce del comodino spenta 😀
            Non ti piacciono le bionde?

          3. No, tranne alcune eccezioni (La Watts ad esempio me la sposerei). Capelli scuri e pelle bianco latte: la ricetta perfetta.

            Ah… io quando ho gli incubi accendo la lampada e poi mi riaddormento senza spegnerla…

          4. Siamo una coppia perfetta: io adoro le bionde!

            Io se per caso si fulmina la lampadina durante le notte e malauguratamente mi sveglio nel buio, sono serio rischio infarto

          5. quello della lampadina fulminata è il vero motivo per cui hanno inventato cellulari con schermo enorme… mai trovata a muovero in stile psicotico nel buio rivolgendolo verso rumori che senti solo tu?

          6. E’ una delle mie principali occupazioni notturne, oltre ad avere incubi, s’intende…

  9. Stai parlando con il re degli incubi. Tra l’altro assurdi, perchè farne di normali è troppo facile…

  10. Però…Non so,il pessimismo fulciano mi sembra un po’ forzato.Esite il male,le tenebre,il dolore atroce?Certo,ma non solo quello.Mica detto che
    debbano sempre vincere le forze maligne,cioè il final pessimistico a priori
    mica mi convince del tutto.Per esempio quella villa accanto al cimitero,con
    il mostro più lento del mondo…Vabbè,con ste cazzate sto rovinando la poesia del macabro.
    Un piccolo appunto,una mia opinione.Ripeto invece secondo me dove
    era grandissimo in modo quasi imbarazzante per la bravura è nei gialli
    e trhiller davvero particolarissimi.

    http://lospettatoreindisciplinato.blogspot.com/search/label/margheriti

    ecco ti ho ncollato un mio piccolo speciale sul genere horror in italia negli anni 50 e 60.

    1. Ho letto, ho letto! E tu hai ragione sui gialli del buon Lucio, sono molto belli e molto personali, solo che nell’ horror lui ha davvero spalancato nuove strade, mentre nel giallo si è posto nel solco di una tradizione già consolidata. Per questo ho preferito affrontare la cosa dal punto di vista horror più che giallo. Per il resto: ti è mai capitato di essere inseguito da qualcosa di molto lento e molto cattivo in un incubo, e di non riuscire a sfuggirli?

      1. si,certo….ma poi mi sveglio!^_^
        Ho capito che ha una sua ragione di essere il pessimismo fulciano,oltretutto leggendo alcune interviste si nota benissimo che
        in questi film c’è dietro non solo la voglia di stupire con effetti splatter,ma anche un certo modo di intendere il genere horror.
        Nondimeno come si diceva in un film cult dei ragazzini anni 90-che poi
        ragazzini mi sa che avevo già 19 o 20 anni- “non può piovere per sempre”una piccola speranza.Chiaramente poi io sono influenzato
        dai finali positivi dei film di Argento.
        Ciò ripeto non toglie che aldilà e quella villa accanto al cimitero siano bellissimi
        “Paura”questo il nome di lavorazione della pellicola,invece non l’ho visto..tutto.Sono entrato in crisi mistiche dopo alcune scene,gli intestini e la crapatrapanata!
        Lo rivedrò ora,fino all’ultima sequenza.
        Mi pare che Fulci non volesse mettere gli zombi in questo film o in l’aldilà,mali mise su istigazione della produzione.
        Insomma non sono gli zombi di Zombi Horror di andrea bianchi!^_^

        1. No, in realtà infatti non sono zombi, ma cadaveri che tornano in vita, dato che si spalancano, in entrambi i film, le porte dell’ inferno. Il film doveva solo chiamarsi Paura, e poi hanno aggiunto i morti viventi nel titolo per cercare di incassare sulla scia di Zombi 2.
          La scena degli intestini rigurgitati è ancora oggi una cosa di difficile sopportazione. L’ altro giorno, quando ho rivisto il film, mi si è rivoltato lo stomaco, cosa che non mi succede mai con gli horror moderni. Anzi, li guardo mentre mangio, di solito…

  11. Helldorado · ·

    Bellissimo post! Li ho visti tutti e tre ma L’Aldilà è quello che mi ha sconvolto di più…

    1. Oh, grande Max!
      L’ Aldilà è quello che fa più paura e che arriva più in profondità nella rappresentazione del male.

      1. Helldorado · ·

        Oggi ho rivisto “Paura nella città dei morti viventi” e mi è venuta voglia di rileggere sto gran pezzo di post! Ancora brava!

  12. Clap, clap, clap…
    Che potenza! Anche chi non avesse il piacere di conoscere questo grande regista, dopo aver letto il tuo articolo non potrebbe rimanere impassibile. Con me sfondi una porta aperta (ho visto le tre pellicole in un arco di tempo che andava dai 12 ai 14 anni) e non posso che inchinarmi a tanta passione.
    Mentre leggevo le tue parole ho sentito chiaramente la devozione, quasi un amore per questo genere che, aihmè, ha subito ben più di una semplice vandalizzazione all’epoca.
    Ora devo solo scoprire come riuscire a recuperarli, visto che per colpa tua una scimmietta bastarda ha deciso di soggiornare sulle mie spalle.
    Complimenti, te li meriti davvero 🙂

    1. Grazie Paolo…sono quasi commossa e imbarazzata da tutti questi complimenti, però hai ragione. Io non ci posso fare niente: nei confronti dell’ horror è vero amore 😀
      Io de L’ Aldilà ho il dvd, ma gli altri ce li avevo tutti in vecchie vhs registrate dalla tv (quando ti imbattevi in un film di Fulci nelle ore pomeridiane sulle reti private)…Non saprei proprio, oltre al famoso zio che abita vicino al torrente, dove recuperarli.

  13. Purtroppo Fulci mi manca completamente. Non ho visto neppure una delle sue pellicole. Ma faccio un bel mea culpa e mi obbligo a rimediare. Magari proprio partendo dalla trilogia che hai così bene analizzato. Ti farò sapere 😉

    1. Guarda, in Paura nella città dei morti viventi, c’è più di un riferimento a Le notti di Salem che ti gusterà parecchio 😉

      1. Allora è deciso: e trilogia sia!

  14. Bellissimo speciale Lucia,complimenti.Per imparare ad apprezzare Fulci mi ci è voluto un pò,la prima volta che vidi un suo film (Quella villa accanto al Cimitero) non sapevo come interpretarlo.Ma di visione in visione mi sono ricreduto finendo per apprezarlo sempre di più.Praticamente è il mio regista italiano preferito dopo Bava.E così giusto per mettere un pò di musica in sottofondo:http://www.youtube.com/watch?v=gIoNkGQShCU

    1. E siamo in due a considerarlo il migliore, insieme al papà di tutti noi Mario Bava 😀
      Ottima scelta per la musica e grazie. Sono contenta che un fulciano doc abbia apprezzato

  15. Hai saputo ben delineare collanti e differenze di proposta dei tre film, cosa importante. Non ho un preferito, mi hanno soddisfatto equamente, magari giusto un pelino in più L’adilà.
    Menzione d’onore per il mio corregionale Sacchetti, vero burattinaio (mai troppo riconosciuto) di noi amanti di genere.

    1. Sacchetti è un nome fondamentale se si vuole conoscere in maniera non superficiale il nostro cinema di genere, e il cinema popolare del nostro paese in senso generale. Come sempre si tende a sottovalutare l’ importanza di certi personaggi.

  16. Ottimo articolo ! Dei tre quello che più amo è “L’aldilà” . Non ha una vera trama , sembra più una sperimentazione sull’effetto dell’immagine , un tentativo di creare un’opera solo visiva. Ed è in ciò che mi ha concquistato.

    1. Bravissimo, hai perfettamente ragione: pura sperimentazione visiva, che è poi la trasposizione di un brutto sogno su pellicola. Una cosa che davvero in pochi hanno fatto in Italia.
      Grazie!

  17. LordDunsany · ·

    Lucia questo post trasuda amore.. 🙂
    Detto questo però aggiungo che anche io non ho mai amato troppo questa “trilogia” orrorifica (salvo l’inquitante e splendido finale dell’Aldilà); gradisco però i suoi gialli, sono un qualcosa che va “oltre”.. Il paperino seviziato resta altissimo nella mia Top 10 di genere 😀

    1. Grazie Lord!
      La scelta di dedicarmi alla trilogia e non ai gialli è dovuta alla mia opinione che siano i lavori più personali di Fulci. Però anche i gialli sono splendidi. Io da Fulci accetto qualsiasi cosa 😀

  18. secondo te poi a cosa è dovuto il “declino”?Nel senso,dopo aver girato queste tre pellicole ha diretto qualche horror gradevole e anche un giallo decente-murderock che a me piace assai-nondimeno Fulci ha cominciato un certo percorso non proprio fortunato.
    Colpa dei produttori?Della fine di un certo tipo di cinema?
    Dicevano che aveva un carattere burbero,mi pare fosse lui che sul set dava il premio cagna d’oro-questo lo fa sembrare come Renè Ferretti di Boris ,un grande-probabilmente ha dato talmente tanto al cinema che non sopportava gli incapaci e lo mostrava duramente.Non so.
    Comunque non amava che si parlasse di trilogia della morte,bè son comunque tre capitoli fondamentali della storia horror italica

    1. Un po’ alla malattia, un po’ al fatto che non sempre si può creare qualcosa di bello con budget inesistenti, un po’ anche al declino del cinema che faceva il buon Fulci.
      Io adoro Lo squartatore di New York, ma so che siamo in pochi ad apprezzarlo.

      1. LordDunsany · ·

        Ho letto quanto dice lui stesso a riguardo in un bellissimo libro: fondamentalmente perchè nessuno voleva più investire nel genere e lui s’è dovuto arrabattare coi pochi mezzi (finanziamenti) che aveva.. Sempre in maniera più che dignitosa! 🙂 “Lo squartatore di New York” piace molto anche a me!! 😀

        1. lo squartatore ha un bellissimo ,commovente,straziante,finale
          Beffardo perchè colpisce un’innocente.

  19. Musashi · ·

    Per quanto mi consideri un amante degli horror, faccio un mea culpa e ammetto la mia totale ignoranza in materia di horror classici (conosco bene Fulci, Argento e Romero, per es., ma non ho mai visto un loro film -per lo meno, non per intero-). Il problema è che faccio una fatica immane a vedere un film con degli effetti speciali così ‘pacchiani’ (per carità, sicuramente all’epoca erano stupendi, magari) e con inquadrature stilisticamente lontanissime da ciò a cui siamo abituati ora (tutti quei primi piani quasi a rallentatore, per es.). Però devo ammettere che ho dato un’occhiata su youtube a spezzoni di film quali “La cosa” e “Paura nella città dei morti viventi” e c’è un tipo di splatter molto lontano da quello attuale, in senso buono. Tipo la scena in cui la ragazza vomita le interiora è fighissima! Magari facessero ancora oggi film così forti, ma con gli effetti speciali moderni! Uscirebbe qualcosa di realmente spaventoso (ecco, una cosa di cui mi lamento spesso è che – a parte le scene con la ‘ragazza-mostro’ di “Martyrs” – non c’è nessun film che mi abbia spaventato, pur avendone visti centinaia -tutti dal 2000 in poi, però-)! Però prometto che proverò a dare un’occhiata a qualcosa di Fulci, perché l’ho sentito più volte osannare come il re dell’horror italiano e non posso continuare a vivere nell’ignoranza! Ah, cmq complimenti sincerissimi per lo splendido blog, che purtroppo ho scoperto da poco, ma seguo con molto interesse 😀 P.S: a te è piaciuto “A Serbian film”? E “A l’interieur”? Quest’ultimo non l’ho trovato minimamente all’altezza di “Martyrs”, per quanto molti li pongano sullo stesso piano.

    1. A me invece capita il contrario: con molti effetti speciali moderni mi viene difficilissimo sospendere l’ incredulità e inoltre non amo moltissimo lo stile di ripresa contemporaneo.
      Certo, è anche vero che io con questa roba vecchiotta ci sono cresciuta e che magari far vedere oggi, a una persona più giovane, abituata a un certo tipo di cinema, un film di Fulci o di Bava, potrebbe portare a una noia mortale 😀
      Comunque io sono abbastanza certa che l’Aldilà sia un film spaventoso ancora oggi. provaci, poi mi dici 😉
      PEr quanto riguarda a serbian film non mi è piaciuto, anzi, devo confessare di aver interrotto la visione a metà perché mi annoiava. A L’ interieur, al contrario, l’ ho apprezzato moltissimo, ma mai quanto Martyrs

  20. Con Lucio ho un rapporto di “odi et amo”
    Ho visto quasi tutti i suoi film horror e mi devo levare il cappello davanti all’inventiva, al coraggio, al modo tutto italiano di fare horror anche in tempi di carenza pecuniaria e quant’altro. Aggiungo anche che L’aldilà è uno dei miei horror preferiti in assoluto.
    Però film come Quando Alice ruppe lo specchio e Il fantasma di Sodoma sono francamente ributtanti.
    Complimenti per l’enciclopedica sapienza!

    1. No, no, ma quale enciclopedica sapienza 😀
      Il povero Fulci, a fine carriera, ha girato delle cose davvero brutte, ma la colpa non era tutta sua. Se già i budget della trilogia erano bassi, in seguito sono diventati inesistenti e ha dovuto lavorare in condizioni davvero pietose.

      1. il povero dario a fine carriera ha diretto cose molto brutte ma non è colpa sua,in italia l’interesse dei produttori per l’horror è quasi zero,in america ci sono delle teste di cazzo che ti scrivono una roba come la terza madre.Insomma dario che colpa ha di avere asia come figlia?

  21. Ho approfittato di questi giorni di malattia per guardarmi qualcuno dei film di cui avevo letto sul tuo blog e che non conoscevo. Ho appena finito di vedere Paura nella città dei morti viventi e devo dire che mi è molto piaciuto. L’ho trovato un film potente e solido che riesce a far paura e a disgustare con un bello splatter vecchia maniera. E anche se gli effetti speciali sono inevitabilmente datati, la solidità della regia riesce a non rendere imbarazzante nessuna delle scene a cui assistiamo. Unico neo, a mio parere, è la poca partecipazione che la visione fornisce allo spettatore. Non credo che sia un difetto di per sé, anzi, credo che sia una scelta voluta, ma preferisco sempre sentirmi coinvolta dalle vicende dei protagonisti, in un film come in un libro,piuttosto che assistervi al di fuori.
    Ho visto anche Martyrs e anche quello l’ho trovato un gran bell’horror. Resto sempre allibita dalle critiche rivolte a certi film perché credo che, in fondo, quello che si rappresenta in questa pellicola sia ciò che per centinaia di anni hanno dovuto subire i veri martiri (civili o religiosi che fossero, senza distinzione) quindi in cosa consiste lo scandalo? E’ chiaro che è una pellicola forte, brutale, difficile da sostenere ma che spinge a più di una riflessione e tutte interessanti.
    Quindi dopo Little Deaths che non ero riuscita ad apprezzare non posso altro che ritenermi pienamente soddisfatta dagli spunti che offri nel tuo blog 😉

    1. Grazie! Paura nella città dei morti viventi è addirittura il meno riuscito della trilogia. E’ il primo, quello in cui le tematiche sono meno approfondite e sì, è difficile empatizzare e farsi coinvolgere dai personaggi. Se prosegui e arrivi a L’ Aldilà e alla villa accanto al cimitero vedrai cose meravigliose? Hai visto quanto cita le notti di salem? C’è anche il pupo alla finestra! Per quanto riguarda Martyrs…io davvero non so cosa dire: è il film della mia vita, è difficile parlarne. UN giorno riuscirò a scriverci un articolo in cui spiego il perché. Sono contenta che alcuni spunti qui presenti ti abbiano portato a delle visioni soddisfacenti 😉

      1. Ebbene ho proseguito e mi sono vista pure L’Aldilà! Che dire? Magnifico! Concordo perfettamente quando parli di narrazione cantilenante che si svolge su più piani e con il discorso sulla centralità dello sguardo e sull’attenzione riservata agli occhi, martirizzati vieppiù in questa pellicola. Lo splatter di Fulci ha un che di sublime, detto senza ironia. Oggi pochi registi avrebbero il coraggio di spingersi così oltre. E’ sostenibile guardare certe scene solo perché, allo sguardo dello spettatore contemporaneo, appaiono decisamente finte. E non perché siano mal realizzate, anzi, si nota l’accuratezza degli effetti speciali, ma, semplicemente, perché nell’81 non c’erano i mezzi tecnici di oggi e quasi tutti gli effetti speciali erano artigianali (nel senso più nobile del termine).
        In ogni caso la scena dei ragni che strappano brandelli di carne al malcapitato l’ho trovata assolutamente eccezionale!

        1. Infatti, molto spesso penso a come deve essere stato guardare certi film al cinema, all’ epoca della loro uscita e mi viene un grande rimpianto. In realtà sostengo che siano più efficaci questi effettacci artigianali rispetto alla CGI. Tuttavia, i budget con cui si trovava a combattere Fulci erano così risicati che più di tanto non si poteva fare.
          Sono davvero felice che anche tu apprezzi il buon Lucio, davvero tanto!

  22. Giuseppe · ·

    Bè, il trittico fulciano credo sia imprescindibile per ogni amante dell’horror che si rispetti, nonchè il punto più alto della sua poetica macabra. Del resto il talento di Lucio era già manifesto in opere pre-splatter come “Sette note in nero”, ed è quello stesso talento che a mio parere riusciva ancora a salvare film già meno convincenti come “Manhattan Baby” con zampate di classe (l’atroce eliminazione del povero Cosimo Cinieri) memori dei suoi/nostri incubi a occhi aperti…come dimenticare la selvaggia e terrificante “estraneità” degli zombi della sua Dunwich (e i trattamenti riservati -oltre che alla Doria- a Michele Soavi e specialmente a Giovanni Lombardo Radice) o la muta disperazione finale nei bianchi occhi della MacColl e di David Warbeck per sempre prigionieri nell’Aldilà, o ancora il mostruoso e caracollante Giovanni de Nava/Freudstein con il suo ingannevole pianto di bimbo nell’oscurità…spiace davvero paragonare il tutto con i suoi ultimissimi anni, anche dove sembrava avere recuperato perlomeno l’ombra di alcuni dei suoi antichi fasti e qui farei riferimento in particolare a “Voci dal profondo” (con lo spettrale Duilio del Prete).
    Riguardo poi alla ripugnante fisicità degli effetti, vedo un po’ di difficoltà da parte della CGI nel riprodurre il sentire sulla nostra pellaccia il risultato del lavoro artigianale di un Giannetto De Rossi, di un (compianto) Rosario Prestopino o di un Sergio Stivaletti se messi in condizioni di operare con budget adeguato…far fuori Mirabella in CGI non sarebbe la stessa cosa 😉
    Se poi mi nomini Bava, di cui posseggo -oltre a titoli in dvd come La Maschera del Demonio, Terrore nello Spazio, Gli Orrori del Castello di Norimberga, La Casa dell’Esorcismo e Shock- anche una vecchia registrazione in VHS de La Venere d’Ille, allora la nostalgia diventa canaglia davvero…e avrò sempre il rimpianto di non averlo potuto vedere all’opera (o meglio space-opera) con “I Cavalieri delle Stelle” 😦

  23. Giuseppe · ·

    Torno sul post perchè mi ero dimenticato di citare Conquest, che vedevo quasi come una sua personale reinterpretazione di Conan (a basso budget) e quanto a durezza ben poco aveva da invidiargli…pur se all’interno di una cornice “heroic fantasy” il tratto splatter e pessimista non mancava, per cui credo potrebbe considerarsi un titolo che, pur non facendo direttamente parte della sua filmografia horror “pura”, ne è comunque parente stretto…

  24. grazie a questo blog sto scoprendo tanti film interessanti e mi sto facendo una scorpacciata di horror come non capitava da tempo. Poi mi ritrovo recensioni come questa che mi commuovono perché amo Fulci da… sempre, e leggere un omaggio come questo mi fa venir voglia di andare a rispolvare tutte le VHS ormari marce e con tanto di pubblicità in mezzo, pur di rivedere un po’ di vecchi film suoi 🙂