Red State

Regia – Kevin Smith (2011)

Kevin Smith. Sì, proprio lui, quello che dopo Clerks sembrava essere il futuro del cinema e invece ha fatto Jersey Girl, che ancora oggi, non appena lo si nomina c’è il si salvi chi può, io non c’ero, non ho visto niente, chi è quello, non lo conosco.  Si è dato all’ horror, lo sapevate?  Horror da Sundance però, horror intelligente, horror dove, per giustificare le frattaglie, bisogna discettare a lungo di religione e politica. Quell’ horror, lì, insomma, usato a pretesto per mostrarci il cuore nero dell’ America. La mia simpatia per questo tipo di operazioni si aggira intorno allo zero. Apprezzo gli horror (usando due milioni di virgolette) “impegnati”, ma non quelli spocchiosi, da cui traspare il disprezzo del regista per il genere a cui si sta dedicando.  Mi sono avvicinata a questo Red State con le aspettative ridotte al minimo, anche perché – adesso, a distanza di tanti anni, si può dire – Kevin Smith non è questo grandissimo regista. E’ stato un buono scrittore di dialoghi sferzanti, capace di azzeccare personaggi e situazioni, ma a livello visivo, resta poca cosa. Tuttavia, l’ argomento di Red State è interessante: le sette di fanatici religiosi che si costruiscono chiese indipendenti a loro uso e consumo, con pochi e agguerritissimi fedeli, spesso membri della stessa famiglia, che infestano l’ America rurale, predicando e facendo allegri picchetti ai funerali dei gay. La Five Point Church al centro della vicenda narrata in Red State, è ispirata alla realmente esistente Westboro Baptist Church, i cui esponenti hanno benpensato (tutto attaccato) di andare a fracassare le palle col solito picchetto proprio alla presentazione del film al Sundance. Ed ecco che un piccolo moto di affetto per Smith e il suo Red State si affaccia al mio cuore di pietra e mi spinge alla visione con un briciolo di fiducia in più.

E’ un film spocchioso Red State? Sì, non c’è alcun dubbio. Ha il marchio indie piazzato su ogni inquadratura e rispetta tutti i topoi a cui siamo abituati: dalla macchina a mano, alla fotografia livida, alle scene di dialogo quasi infinite, fino al fatto di autoproclamarsi horror e di non esserlo mai fino in fondo, flirtando sia col dramma che, soprattutto, con la commedia.

Appurate queste caratteristiche, che possono piacere o non piacere, ma che sono il marchio di fabbrica del film e che quindi risultano impossibili da ignorare, viene lecito chiedersi: è un film riuscito Red State? E la risposta, malgrado quanto scritto prima, è sempre sì, a patto di non guardarlo come un prodotto dell’ orrore, ma come una specie di dramma satirico appena più violento della media.

Tre ragazzi vengono adescati on line da una donna più grande che sembra avere intenzione di fare sesso con tutti loro. Arrivati sul posto, però, scoprono che l’ incontro è una trappola orchestrata dal reverendo Abin Cooper (Michael Parks), capo della setta religiosa Five Point Church, che si è messo in testa di ripulire il mondo dai peccatori, identificati quasi totalmente negli omosessuali. La prima parte di Red State ha sinistri echi hosteliani, sinistri nel senso che si teme sin dall’ inizio che Smith voglia andare a parare nell’ american pie horror, modo sicuro di mandare tutto il film a puttane in un nanosecondo. Adolescenti arrapati che sono disposti a tutto pur di una scopata e che per questo vengono puniti. Promesse di torture porn da slogamento di mascella per sbadigli prolungati. Già immaginiamo complicati strumenti per infliggere dolore, ispirati al medioevo o all’ inquisizione, gente incappucciata che taglia tendini d’ Achille e smembra arti con motoseghe. Sappiamo in anticipo chi morirà e chi si salverà, uscendo trionfante dopo la strage ai danni dei fanatici tanto cattivi. E invece, una volta che i tre ragazzini vengono trasportati nella tenuta dei Cooper, il film cambia registro e si trasforma in altro.

Quindici minuti. Tanto dura la predica del reverendo Cooper alla sua congrega (che poi è la sua famiglia allargata). Smith azzera la componente pittoresca che di solito è la più utilizzata dal cinema per descrivere il bifolco fanatico medio e ci mostra un distinto signore che parla da un pulpito ai suoi figli e nipoti ed espone un delirio che possiede ferree logica e coerenza interne ed è basato sull’ assioma fondamentale che Dio non ci ama, a meno che non lo temiamo. La paura genere obbedienza. Chi non teme Dio non segue i suoi precetti, cade nel peccato e pertanto deve morire. La punizione per i peccatori non è arzigogolata, non sfrutta qualche legge del contrappasso come negli omicidi dell’ enigmista reazionario. E’ semplice e rapida, ma fa lo stesso (o forse anche di più) gelare il sangue. Esecutori autoeletti della collera di Dio, i membri della Five Point Church, non sono grottesche caricature del fanatico religioso medio. Sono esaltati, è vero, sono indottrinati, è vero, ma restano normali, per come può essere normale un essere umano che vive in uno sperduto paesino allo sprofondo degli USA, si circonda di un recinto elettrico ed erige una gigantesca croce di ferro in cortile. Ma se a noi spettatori tutto questo può apparire folle, è la percezione che la famiglia Cooper ha di sé che conta, a livello cinematografico. Non c’è la coscienza del freak che hanno i personaggi di Rob Zombie (uno che con un soggetto del genere in mano avrebbe fatto faville, mi spiace per Smith), anche se con i Firefly, questa ennesima stramba famiglia cinematografica condivide un forte senso di unione e di autosufficienza rispetto al resto del mondo. I Cooper, a differenza di molti nuclei rappresentati dalla filmografia di genere  che si è occupata dell’ America rurale, non hanno la mostruosità fisica e mentale come tratto distintivo. Sono persone che hanno una fede incrollabile e sincera (sì, sincera, nessuna ipocrisia) e vivono secondo le regole che si sono dati. Quel che è peggio, ci vivono bene.

Dopo averci introdotto alla mentalità dei Cooper, Smith perde momentaneamente di vista quello che credevamo fosse il nucleo della vicenda (meccanismo di cattura-fuga-vendetta) e trasforma di nuovo il suo film in qualcosa d’ altro, portando al centro della scena il vero protagonista della storia (dopo quasi un’ ora di film), l’ agente dell’ ATF Joseph Keenan, interpretato da John Goodman. E’ qui che Red State perde gran parte della forza che aveva dimostrato di avere. Smith comincia a focalizzarsi sulla politica americana in materia di terrorismo e armi, mette tanta, troppa carne al fuoco, e il rischio pamphlet è sempre dietro l’ angolo. Inoltre, dimostra di non avere una grande capacità di dirigere scene d’azione e, in un film pieno di sparatorie, questa si rivela una pecca molto grave. Riaffiora il sospetto che Smith voglia soltanto utilizzare il marchio horror per farci (anche lui) un sermone sociopolitico.  Ci sono sequenze che possiedono un forte impatto, come quella che vede protagonisti uno dei ragazzi imprigionati e l’ interessante personaggio di Cheyenne (Kerry Bishé, da tenere d’occhio per il futuro), ma sono sbrigate in fretta e subito accantonate, come se Smith volesse tornare subito dal suo agente con dubbi e incertezze, al sicuro dal doversi spingere ancora più a fondo nella descrizione della follia che ormai ha travolto i membri della congregazione. Red State diventa così un film d’assedio poco avvincente, che sembra non avere un centro, non focalizzarsi su nulla e soffre di una frammentarietà che lo rende in molti punti noioso. Certo, John Goodman è sempre bravo, ma è il suo personaggio a non convincere fino in fondo, costruito a tavolino, e a cui vengono affidate linee di dialogo (specialmente nel finale) abbastanza scontate e messe lì a spiegazione dettagliata dello smith-pensiero.

Tuttavia Red State resta un’ opera interessante, che si sforza di essere originale e di affrontare argomenti complessi, e che con qualche tonnellata di spocchia indie in meno, poteva essere un piccolo cult.

51 commenti

  1. Ok, non credo che lo guarderò mai, visto ciò che hai scritto nell’ultimo pezzo, però fino a quel punto sembrava molto interessante. E la recensione molto ben scritta, come sempre. 🙂

    Ciao,
    Gianluca

    1. Guarda, Gianluca, io un’ occhiata ti consiglio di dargliela, perché è comunque interessante e portatore di riflessioni e la parte centrale è spaventosa, non nel senso comune del termine, certo, ma per le cose che vengono dette. Se Smith fosse riuscito a focalizzarsi e a non disperdere il film in una serie di rivoli senza sbocchi, poteva essere davvero un bel prodotto. E grazie per i complimenti 😉

    2. LUCACIDO · ·

      CIAO, Regola numero uno: non parlare del fight club (scherzavo)
      Regola numero uno perché non guardare un film perché leggo una recensione negativa. Non tutti i gusti sono alla menta, si dice dalle mie parti…
      Il film guardalo e poi trai le conclusioni anche perché il caro recensore ha dimenticato un particolare del film assolutamente spiazzante.

  2. non l’ho visto… sono sicurissimo della tua analisi. penso anche che il fatto che l’horror si “sdogani” anche nel c.d. “indie impegnato” non sia un male in tutti i sensi, intendo dire che è un po’ un dimostrare le grandi potenzialità di un genere che suscita opinioni troppo contrastanti nel pubblico: chi lo ama e chi lo odia. invece appunto potrebbe non essere così…
    un bacione carissima! sei sempre la migliore! :***

    1. E’ che l’ horror è sempre stato indipendente e ha sempre riflettuto sulla realtà. In forma metaforica, a volte, dichiaratamente politica, altre. Poi sì, è vero che negli ultimi anni ha un po’ perduto questa caratteristica sociale, ma continuano a uscire film “impegnati” e horror che sdoganano il genere. Mi viene in mente The Woman, ad esempio, anche lui presentato al Sundance.
      Grazie Roby, a presto 😉

      1. vero, ricordo la tua rece di “The Woman”, e ce l’ho pure lì bell’e pronto da vedere 😛

  3. se con “spocchia indie” intendi che smith ha dimostrato che si può fare un film lontano da hollywood e da quella massa di “stronzi” (sto parafrasando smith), e che tramite internet puoi distribuirtelo da solo e come ti pare, arrivando direttamente ai fan, allora la spocchia ben venga.
    io all’interno del film non l’ho vista, non mi pare che smith voglia inculcare alcunché o istruire il popolino idiota credendosi il nuovo messia. mette in scena una storia semplice e molto credibile, in modo anche abbastanza lucido e soprattutto molto democratico con una semplicissima morale di fondo… “da qualsiasi parte di volti vedi solo stronzi!”

    1. No, quella non è spocchia, è un metodo distributivo come un altro, da parte di un regista che ha capito molto bene come usare nuovi canali di diffusione. Niente da dire, ma non né il primo né sarà l’ ultimo a produrre e a distribuire lontano da Hollywood e a usare la rete, eh.

      E comunque io per spocchia indie intendo tutt’ altra cosa: il dire “faccio un horror” non farlo realmente, girare alla fine un film abbastanza innocuo. Che non ci sarebbe nulla di male, per carità, anche perché l’ho anche detto che Red State è un film riuscito. Certo, come dicevo prima a Roby, The Woman è un film molto più “politico” e scomodo, ma McKee non ha gli amichetti influenti di Smith e quindi non se ne parla e se non era per Bloody Disgusting selects col cazzo che lo vedevamo da qualche parte.

      Per il resto, non sono d’accordo: la storia è semplice e credibile, certo (è quasi tutta ispirata a eventi realmente accaduti), ma il film non è coeso e non si focalizza su nulla. La parte iniziale nella chiesa è bellissima, poi, a mio parere, si perde. E no, Smith non vuole fare il messia, vuole semplicemente esporre il suo punto di vista più o meno su tutta la politica americana dell’ ultimo decennio e si dimentica che sta raccontando una storia.

  4. Ciao sono il Reverendo Davide Viganò della Chiesa di San Puffo Quattrocchi,ti scrivo per dirti ‘na cosa sola epperò importante:pentiti!
    Il Sacro Puffo Quattrocchi dio di noi spocchiosi intellettualini che per orgasmare abbiamo bisogno di urlare forte SUNDANCE,che compiamo
    sacrifici umani in nome dell’Arcangelo Soderbergh,dicevo sto cazzo di dio miope e un po’ rinco..si incazza e mica poco!Aho,ma che stamo a scherzà ,li mortè!Kevin Smith è il vangelo tascabile pe’ ogni pischello
    che vuole darsi un tono di alternativo con i controcazzi.
    Predichiamo il cinema indie,perchè solo la spocchiosità ci riscatta dalle
    manate quotidiane che ce beccamo da li stronzi che se credeno de ‘ffa
    a gianlucche vandamme de li miei cojoni!Noi abbiamo una missione…
    Scassare la minchia con la presunta superiorità intellettuale e come si

    fa?GneNte,tipo che prendi un genere che non ti piace e fai le cose come ci ha insegnato San Renè Ferretti:alla cazzo di cane
    Ricordate,ma scrivilo sui muri come cantava er Marco Conidi ‘na amico mio di quelli gajardi,insomma:Sia Lodato San Sodebergh,ampia gloria e parcheggio sempre libero per San Smith,peste colga chi non conosce a memoria i filmme de Jonze
    Attieniti a ste regole e prega che San Puffo 4 occhi non si occupi di te!cHE A QUELO QUANNO CHE JE GIRANO JE GIRANO!

    1. Sodebergh è il Diavolo. La mia setta detiene la verità assoluta e schiaccerà la tua come un serpente a sette teste. Diciamo Amen e alleluja!
      Noi predichiamo l’ avvento di San Castellari a estirpare i quattrocchi dal mondo e abbiamo il nuovo messia P.W. Anderson a cacciare l’ intelligenza ovunque essa si annidi.

      1. E allora te la sei voluta:Il Messia Jodorowsky più -e qui so cazzi- Battiato scenderanno dalla montagna sacra per fare risorgere L’Impero di noi Quattrocchi ahaahahaah!
        Voglio vedere che può fare uno squalo de carta contro dei rompicojoni veri!^_^

        ps:a proposito di castellari,mi son rivisto 1991 i guerrieri del bronx,che figata!

        1. Vojo vedè che cosa può fare Battiato se gli scateno contro Vin Diesel 😀 Eh, sì, i guerrieri del Bronx spacca e rulleggia 😀

          1. Vin Diesel è un buon attore,ad esempio in Prova a incastrarmi di Sidney Lumet.Poi ha fatto delle cazzatone immonde,ma non metterò i titoli perchè
            non ci tengo a essere smembrato e cannibalizzato!^_^

            Red State che significa?Stato rosso pensavo fosse una cosa sul comunismo,ed essendo io un noto stalinista mi stavo montando la tesa.Ha un significato tipo stato di allarme oppure..Comunque lo sto scaricando dal mulo.Sono della vecchia scuola,io altro che torrenti e stream!
            Ah,si dimenticavo:non mi piacciono per niente xxx e i film di p.w.anderson!^_^

          2. No, no, no! I Red State sono gli stati americani a maggioranza repubblicana 😀
            pure io, da brava fan isterica e un pochino adolescenziale del baffone (è così cool!!), ci avevo sperato un po’, ma niente…
            XXX fa cagare anche a me. Io Vin lo amo per Pitch Black e perché guida la macchina veloce veloce in Fast and Furious.
            Però Poll Dabliù è il mio amore segreto.

          3. anvedi sti quaqqueri rifatti-gli americani- come cantava Venditti negli anni
            70 che mi combinano:stati rossi son quelli a maggioranza repubblicana,cioè i fanatici anti comunisti d’ammerega!Cioè quando dicono bastardi rossi in quel paese scatta la crisi di identità!
            Van Diesel è davvero in gamba per me,sa recitare e non è il solito tamarro.Pitch black l’ho visto al cinema e un pacco di volte in dvd è un horror notevole,poi mi fa anche il marine baby sitter e li mortacci sua1
            Certo che se io assomigliassi a Vin Diesel invece che a un incrocio elton john rick moranis puffo 4occhi,mica farei il giornalio…No,farei il gigolo per tardone dentierate o per nevrotiche quarantenni tipo la Buy!^_^
            Stalin è gran maestro di stile,come porta bene le divise,ecco pensavo che Smith facesse un film del genere,peccato1

  5. Io penso che un occhiatina gliela darò, a me Smith piace molto, certo il rischio “spocchia” è dietro l’angolo. Ma per tutti i bei momenti che mi hanno dato in passato Jay, Silent Bob e compagni penso che un oretta posso perderla.
    Ommiodio! Sono un maledetto intellettualoide.: (

    1. Ma no, ma no. E poi, cavolo, non credevo che quello che ho scritto suonasse così anti intellettuale, per la miseria!
      Anche io mi sono fatta le belle risate con Jay e Silent Bob e ci tengo a ribadire che non penso Red State sia un brutto film.
      Però credo fermamente che Smith sia un regista piuttosto mediocre. Lo sarebbe anche se non avesse il marchio indie stampato addosso. Non c’entra niente.
      Sodebergh, ad esempio, lo detesto con tutte le mie forze, ma non posso dire che non sia bravo a maneggiare la macchina da presa 😀

  6. anche a me verrebbe da desistere, dopo il tuo commento sulle sparatorie (che in genere sopporto poco, figurarsi se girate da qualcuno che non si dimostra all’altezza) ma ormai è fatta, il Torrente sta lavorando per me…

    1. Io amo le sparatorie, se me le giri come Arnold comanda, sono tua per sempre. Se me le giri alla cazzo di cane…bè mi annoio molto e non ti voglio più bene.
      E comunque, fidati, la prima ora di film piacerà molto anche a te

      1. Lo guardo stasera, pare che il bluray sia già in commercio…

        1. Sì, il blue ray di Red State esiste già, dato che il film è stato rilasciato quasi solo per l’ home video. Fammi sapere,eh!

          1. Visto ieri sera, finalmente, e riletto la tua recensione. Lo hai inquadrato alla perfezione, non ho molto da aggiungere. Molte potenzialità distrutte anche dalla noia. Con l’inizio dell’assedio gli sbadigli si sono sprecati…

          2. Ecco. Io glielo dissi al piccolo Kevin: non le girare le scene con le sparatorie che non sei capace e la gente si rompe le palle. E invece lui testardo, no, voglio fare il film di assedio! Uffa! Ed ecco i risultati. Però il monologo del reverendo è bello assai 🙂

  7. Interessante la tematica divina che sottolinea il film e che anche tu segnali. Tema direi piuttosto attuale, anche, in quest’epoca in cui progresso tecnologico e dogmatismo medievale religioso sembrano curiosamente altrettanto potenti. Il film, poi, non lo conoscevo e quindi ti ringrazio per avercelo messo nel menù autunnale. Un caro saluto.

    1. Ciao Angelo! Che piacere risentirti da queste parti! E’ un po’ che non ti leggo. Il discorso sul rapporto tra la tecnologia e il dogmatismo medievale è un’ altra cosa accennata e poi non approfondita a sufficienza dal film. Però è una tematica molto interessante. A presto!

  8. Tematica interessantissima, dire. Tecnologia e primitività vanno oggigiorno a braccetto, cosa molto interessante e che sarebbe utile studiare meglio. In ambito “horror” è un tema a mio avviso poco coltivato (a parte le solite menate orientaloidi sui telefonini vari e i computer eccetera eccetera). Mi viene in mente solo un titolo, e cioè “Camp Hell”, di George VanBuskirk, del 2010, film a mio avviso interessante, sebbene dagli orizzonti ristretti, per via del low budget. Anche quello parlava di religiosità bigotta e dogmatica 🙂

    1. Vero, Camp Hell era interessante, malgrado la realizzazione molto povera.
      Anche Sudor Frìo affronta più o meno questa tematica ed è un piccolo gioiellino

      1. allora stasera guardo Sudor Frio. Ce l’ho in attesa da mesi…

  9. Red State è un film sicuramente interessante. Però concordo con la tua disamina della pellicola. Smith prende troppi rischi nonostante riesca a regalare scene interessanti. E devo concordare con te che con le scene d’azione non ci siamo:D

    1. Sì, è interessante e, da un certo punto di vista, riesce anche a spiazzare lo spettatore, il che è davvero cosa rara. Avrei gradito un’ omogeneità maggiore, tutto qui. 😉

  10. Io amo parecchio Kevin Smith, sicuramente non per le sue mediocrissime qualità di regista, ma per quello sproloquiare volgare e irresistibile, per le lungaggini comiche ma sempre profonde, attente, intelligenti, che credo raggiunga il suo massimo con Dogma, uno dei miei cinque film di sempre (e a rotazione con un altro paio di titoli il mio favorito ever). E se non avessi ancora il maledetto 56k e dovessi scroccare disperatamente l’adsl dagli amicozzi, Red State l’avrei visto da un pezzo, e invece mi tocca attendere la provvidenza… 🙂

    1. Anche io amo molto Dogma, più di Clerks sicuramente. Però l’ horror è un terreno scivoloso, lo devi conoscere e, soprattutto, secondo me, gli devi volere un po’ di bene. E Smith non mi sembra dimostri tutta questa passione per il genere. Lo sfrutta per farsi i cazzi suoi. Nella prima parte ci riesce bene, nella seconda meno. Però, appena riesci a vederlo, voglio davvero pensare cosa ne pensa un amante di Smith

  11. ma quel ciccione di smith vive di rendita da clerks e non ha fatto altro che basare tutta la sua carriera su battute su star wars come il restante 90% della produzione comica americana e quindi merita la gogna perché un po’ ha rotto il cazzo, digiamo.

    1. Bisogna dare atto al ciccione crapulone che un pochino quel modo di fare cinema comico se lo è inventato lui. Poi, sì, a me l’ idea di mettere alla gogna qualcuno piace, soprattutto se questo qualcuno è molto ciccione e supponente.

      1. ma infatti a me clerks piace da morire, ma checché io ricordi dopo quello non ne ha imbroccato manco mezzo, ma a quanto pare laggente continua a osannarlo quindi boh, sticazzi.

        1. Guarda, a me piace di più Dogma, perché il Cristo compagnone ancora rido come una deficiente tutte le volte che vedo anche una sola immagine…però sì, Smith campa di rendita.

      2. sopratutto se è un bastard badass fat american amante dei fumetti marvel,scassaminchia con guerre stellari e che fa il volgare perchè così esaltiamo i kids e famo sbroccà i matusa.
        Salverei solo Clerks.E alcune sequenze del film dedicato a silent bob e l’altro pirla
        Anzi preciso insieme a Soderbergh è il regista americano “indie ma tanto per dire” che meno sopporto.Limite mio,certo,ma anche no.

        ps.il prequel de La Cosa,ma chi è quel facia da cu da can de cacia che ha queste idee del cazzo?La piantiamo cari ignorantoni con la mdp di rovinare il grande cinema?

        1. Sodebergh…ecco, a me raramente qualcuno riesce a scatenare l’ odio profondo. Sodebergh è uno dei pochi. gli butterei gli occhiali per terra e li calpesterei 😀
          Il prequel della cosa è una ferita nel mio cuore. Angelo lo ha stroncato da poco. Appena riesco a metterci le mani sopra, mi preparo al massacro!

          1. soderbergh ha fatto di buono solo schizopolis eppoi poteva pure morire male. dogma fa ridere giusto i primi cinque minuti appunto per il buddy christ e george carlin che è sempre un amore, per il resto ricordo la più patetica parata di freddure religiose che manco giobbe covatta lobotomizzato.

          2. Ma per me poteva proprio non nascere (cinematograficamente parlando). Però in un certo gli sono grata perché posso indirizzare tutta la mia rabbia verso di lui.

          3. aspetto di vedere come Sodebergh mi ha rovinato Che Guevara,Schizopolis lo rammento come un fastidioso incubo a occhi aperti,ma è anche vero che dipende dal mio limite nel confronto dell’avanguardia e cose simili,probabilmente è proprio un capolavoro.
            Però il pirla mi ha rovinato Solaris-dicasi solaris- con una cazzatona fetente davvero ignobile.
            Concordo anche su Dogma,il problema è che non basta affatto il tema e la voglia di essere trasgressivi e rebeldi,ci vuola capacità di scrittura e profondità

          4. Non parliamo di Solaris. Facciamo finta che non sia mai successo. Abbiate pietà che son depressa.

          5. letto la rece di angelo,ma cazzo non riesco più a commentare il suo bel blog

          6. Problemi con blogspot? io l’ ho commentato ieri e non mi ha dato nessuna difficoltà

          7. si , quel tipo di blog della piattaforma blogspot.Perchè pure quuello di domenico losurdo,che consiglio di leggere,mi crea le stesse
            problematiche.

            Solaris è la classica prova ottima per una fucilazione!

  12. la parte dell’asssedio alla fortezza di Cooper mi ha fatto venire in mente il finale di Bloody Mama (Il clan dei Barker) di Corman. Li una famiglia di socio-psicopatici guidati da una madre violentata nell’anima che guida i propri figlioli in giro per l’America depressa a rapinare banche per costruirsi un futuro di benessere.Cosi Cooper mi ha ricordato Ma’ Barker . Per la sua legge del sangue. Nella sua crociata anti stato. L’istituzione famigliare come un microcosmo autosufficiente,contro il resto del mondo. Il parallelo tra i due film si ferma qui,ma questo richiamo,probabilmente mi ha dato qualche elemento in più per ritenere Red State,non privo d’interesse.

    1. Ciao Hap!
      Ma cavolo, hai ragione!
      Non ci avevo pensato proprio. Devo rivedermi quel film, che poi, se non sbaglio, come Red State, era basato su fatti realmente accaduti.

      1. bè,c’è anche un bellissimo film di Robert Aldrich Niente orchidee per muiss
        blandish,è più o meno come il film di corman.In comune hanno che so
        capolavori!

  13. Ho cercato sul blog tracce di Pontypool un film canadese del 2008,visto ultimamente e inedito in Italia che ho trovato interessante e spaventoso nel non mostrare l’orrore,essendo tutto ambientato all’interno di un’emittente radiofonica,dove la voce e le parole possono avere effetti contaminanti. un horror quasi filosofico,davvero niente male

    1. Sì, lo conosco, ce l’ho, ma devo ancora vederlo. Non so neanche perché rimando in continuazione, dato che me ne hanno parlato in tanti molto bene. Uno di questi giorni lo visiono e ne scrivo 😉

  14. kelevra · ·

    Visto dopo mezzanotte, ieri al cinema.

    Il film non mi è dispiaciuto affatto.

    Dovendo limitare Smith, per il bene del film comunque, avrei levato solo l’interrogatorio di Goodman davanti ai federali a fine ‘conflitto’. Pezzo inutile e pesante.

    Scena che mi ha invece più colpito, è quella in cui dal cielo scende il monito apocalittico a mò di trombe. Mi ha stranito e colpito non poco… non so perchè… forse il per il no sense(!)?
    Per molti non ha detto un granchè quella scena, ma a me ha fatto un grande effetto… e spiegarla nel l’interrogatorio finale è stato troppo stupido. A meno che non era una bugia quella di Goodman, per fuorviare e accontetare i federali.
    Quel tocco di mistero lo vedrebbe annoverato ora il film a piccolo cult… invece: chi troppo vuole nulla stringe…
    c’est dommage !