Z Nation

z-nationÈ sempre bene iniziare certi articoli con un po’ di sana autocritica. Ho sempre pensato e detto peste, corna e vituperio di ogni prodotto targato Asylum e ora mi vedo costretta a cospargemi il capo di cenere e chiedere perdono. Perché Z Nation è la vera sorpresa televisiva dell’anno e, se siete dei maniaci degli zombi come la sottoscritta, il mio consiglio è di lasciar ciarlare Rick e soci da soli, e gettarvi subito tra le braccia di questo gruppo di sopravvissuti fuori di testa.
Z Nation è una serie andata in onda sul canale SyFy e terminata venerdì scorso. Tredici episodi ambientati tre anni dopo lo scoppio di una pandemia che ha fatto resuscitare i cadaveri e li ha trasformarti in zombi cannibali. Un manipolo di supersiti ha il compito di far attraversare l’America incolume a un ex detenuto, cui è stato iniettato un vaccino sperimentale, forse in grado di mettere fine all’apocalisse.
È quindi una storia quasi tutta on the road, dove i protagonisti fanno di tutto per proteggere un figlio di puttana incallito, ancora vivo dopo essere stato morso, e condurlo sano e salvo in un laboratorio in California.
Sono personaggi ormai abituati alla situazione, personaggi per cui l’apocalisse è diventata il quotidiano. In questo modo ci evitiamo sul nascere tutte le pippe mentali relative alla presa di coscienza, tutte le riflessioni su quanto sia brutto e cattivo questo mondo zombificato, tutti i dialoghi inutili di The Walking Dead, insomma. E possiamo entrare nel vivo del’azione sin dal pilot.byetravisForse ci voleva una casa di produzione senza vergogna come la Asylum per tirare fuori la serie zombi definitiva. Perché spesso sono proprio i cialtroni senza scrupoli ad avere un’idea molto concreta dell’intrattenimento, nonché un rapporto estremamente onesto con il pubblico. O anche, non essendoci di mezzo grossi capitali, grossi nomi, o grossi autori, la Asylum può permettersi di osare dove gli altri cinchischiano con timidezza e sacro terrore di scandalizzare un tipo di spettatore non avvezzo a un certo tipo di narrazione.
Inoltre c’è, in questa serie, una consapevolezza legata al genere, a quello che questo genere può ancora dare e a quello che invece non è più in grado di esprimere, pena la deriva moralista che ha affossato TWD, che stupisce a ogni episodio. Z Nation ripropone stereotipi e situazioni topiche, viste e riviste centinaia di volte in decine di film dedicati agli zombi, e li vernicia con una patina di freschezza, incoscienza e scorrettezza che forse, se il telefilm fosse stato concepito in un contesto meno demente, sarebbero state impossibili da trovare.
E questo deriva dal conoscere a menadito tutti i meccanismi, la storia e le potenzialità di un genere abusatissimo. Conoscerli e capire, in maniera molto profonda, che la serietà non abita più qui.
Un mesetto fa, ho pubblicato un guest post sul blog amico di Alessandro Girola, dove cercavo di spiegare come mai l’eredità di Romero sia ormai una chimera non più adatta ai tempi attuali.
Affrontare una storia sugli zombi, e sulla fine del mondo da essi causata, in maniera riflessiva, seriosa, politica o metaforica, è un terreno accidentato. Se non si riesce a trovare degli spunti originali, si cade nella ripetizione stanca di cose già dette molto meglio tanti anni fa.
E allora non rimane che la strada dell’azione e del divertimento. Si tratta di semplice onestà intellettuale, quella di non voler intraprendere delle strade senza uscita. Perché lo zombi come metafora dell’uomo è un concetto stantio.

DogZ Nation rifiuta ogni pretesa di questo tipo. Z Nation è una corsa a ritmo elevatissimo, battute improponibili, scontri all’arma bianca e a fuoco, personaggi sopra le righe, attraverso un paese (la nazione zeta, appunto) che ha appreso come si sopravvive in condizioni di assoluta precarietà. I dilemmi morali sono superati dagli eventi. Chi se li è posti, nei primi anni della pandemia, o è morto, o ha dovuto rivedere a fondo il suo sistema di valori, che mutano per forza di cose, mutando il contesto.
L’intelligenza (sì, intelligenza e Asylum in un unico post, sono circostanze irripetibili) di Z Nation sta proprio nel non farne una tragedia, ma un’abitudine. Abitudine alla violenza, al menefreghismo, all’individualismo selvaggio ed esasperato, a una vita che ha ormai perso valore.
Esemplare, in tal senso, la scena del neonato zombi nel primo episodio: non ci si pone il problema se sia lecito o legittimo far saltare le cervella a un poppante. Il poppante è un morto vivente e l’unico dubbio che i protagonisti si pongono è su a chi tocchi ammazzarlo del tutto. O “give him mercy”, come dicono loro. Questione risolta in pochi minuti, con una svolta narrativa piuttosto sorprendente, e tanta, tanta azione.

Non si tratta di giocare al ribasso, o di abbrutire lo spettatore di fronte allo spettacolo di teste spappolate e viscere strappate. Z Nation è una serie che ha nello splatter uno dei suoi punti di forza. Gli zombi sono tantissimi, possono essere veloci o lenti a seconda della “freschezza” del cadavere. Ci sono orsi zombi, zombi radioattivi, zombi strafatti di anfetamine e zombi che hanno preso il viagra. In un solo episodio di Z Nation si uccidono più zombi che in cinque stagioni di The Walking Dead. E si parla un terzo. I personaggi sono sufficientemente cazzoni, ma ben delineati. Alcuni di loro addirittura interessanti, come Murphy, il detenuto nel cui sangue forse risiede la cura. Un cinico bastardo patentato dalla battuta pronta e senza un briciolo di pietà per nessuno.
Si passa con disinvoltura da tornei di tiro a segno con i morti viventi con in palio una mitragliatrice, a morti dal forte impatto drammatico e inaspettate. Ci si ubriaca, si lotta, ci si azzuffa, si spara e si ammazza senza riguardo.
Il tutto con un tono leggero, a volte sardonico, ma mai e poi idiota. Ed è un equilibrio difficile da trovare, è difficile non cadere nel demenziale nel momento in cui si sceglie di non prendersi sul serio.
E basterebbe il fatto che Z Nation è uno delle pochissime storie di zombi ambientate in un universo narrativo in cui tutti sanno cosa siano gli zombi, tutti hanno visto i film di Romero e non si usano eufemismi imbecilli come “walkers” o “biters” per definire i morti viventi.

murphyanddocConsapevolezza, appunto.
La chiave per la riuscita di questa serie è la consapevolezza. La possiedono i due creatori di Z Nation, Karl Schaefer e Craig Engler e la cosa permette a entrambi di sconfinare nella fantascienza in due episodi, di passare con tranquillità nel cannibal movie, di inserire militari impazziti e sette religiose, di inventare a ogni puntata una situazione nuova senza stancare mai e senza mai dare l’impressione di perdere il filo principale della storia.
Z Nation non sarà un capolavoro da un punto di vista estetico. Il basso budget è evidente, la recitazione dei comprimari lascia a desiderare, gli effetti sono spesso di una CGI piuttosto dozzinale. È lo stile Asylum, lo conosciamo ed è prendere o lasciare.
Ma si nota, tuttavia, lo sforzo di non ostentare la mancanza di talento e professionalità come fossero bandiere e, al contrario, di lavorare al meglio delle possibilità di ogni reparto coinvolto, per offrire forse il primo vero prodotto di qualità della storia di questa casa di produzione.
La seconda stagione è già stata confermata. Aspettiamo tutti con ansia.

25 commenti

  1. bradipo · ·

    io che non ho visto mai nemmeno per sbaglio un episodio di The Walking Dead…che dici mi devo preoccupare e farmi vedere da uno bravo?
    Leggendoti ho deciso che Z nation sarà mia in brevissimo tempo…

    1. No, tu che non hai mai visto un episodio di TWD sei un uomo saggio 😀
      Z Nation è per appassionati. Quindi per noi!

  2. è incredibile che la Asylum abbia sfornato una serie così bella.
    Condivido ogni singola parola della tua recensione, ed è un peccato che la stagione sia finita, ora tocca aspettare tantissimo…

    Ciao,
    Gianluca

    1. Un anno per sapere che diavolo è successo! Questa è crudeltà!

  3. Be’, a questo non dovrei avere più dubbi e buttarmici. Non credo sia commentabile la produzione dell’Asylum, ma da Sharknado in poi mi sembra abbiano, o stiano cercando, una via personale e ci siano intenzioni addirittura serie di fare qualcosa che potrebbe anche essere ricordato. Bene, adesso mi sparo Z Nation e poi torniamo a parlarne 🙂

    1. Sì, hai ragione: a partire da Sharknado (che io continuo a considerare una poracciata senza possibilità di redenzione) quelli della Asylum sono migliorati.
      Forse, una volta ottenuto un seguito con le merdate, riusciranno davvero a diventare la nuova Troma…

  4. Condivido la tua recensione al 100%. Perché se ci fosse davvero un’apocalisse zombie staremmo qui a dirci “ma tu cosa ne pensi della metafisica applicata alla vita pratica 2.0” oppure “vorrei sapere cosa provi” oppure sarebbe più lecito pensare di diventare delle personcine incazzuse, diffidenti, di poche parole e pochissimi scrupoli?
    Quindi è una serie senza fronzoli, che va dove deve andare, senza troppi dialoghi, con tanti zombie, tanto sangue e poco pathos. Che è quello che vogliamo.
    The Walking Dead sinora potrebbe essere riassunta in 1 puntata a stagione, il resto sono tutte cazzate, monologhi tritamaroni e zombie piccoli piccoli sullo sfondo a fare da tappezzeria.

    1. Secondo me infatti la vera scelta vincente della serie è quella di mostrare gli avvenimenti in un momento in cui l’apocalisse è diventata un’abitudine. Tre anni dopo, e ci siamo tolta dalle palle tutta la fase iniziale. già vista troppe volte.

  5. giudappeso · ·

    Tutto giustissimo! Purtroppo per problemi di tempo sono fermo al quarto episodio, devo vedere il resto a tutti i costi. TWD è una pippa, si perde per strada in chiacchiere e manca di obbiettivi, Z Nation invece fa le cose sul serio e non annoia mai.

    1. Ehi tu, finiscila al più presto che voglio i cineracconti puntata per puntata.
      😀

      1. giudappeso · ·

        Stasera sono libero! 😀 Mi guardo la 1×05 Home Sweet Zombie. ♥

  6. Giuseppe · ·

    Un prodotto dell’Asylum che funziona? E che si occupa di zombi? Questa non voglio proprio perdermela!

    1. Ebbene sì. Se non lo avessi visto, penserei che si tratta di uno scherzo 😀

  7. Sapevo di non essere il solo. Sono mesi che rompo le scatole ai miei amici sul fatto che questa serie si mangi The Walking Dead a colazione (per la cronaca, sono uno di quei lettori di Kirkman rompicoglioni che giustamente non hanno apprezzato veder ridotto un fumetto così spietato e radicale a uno spettacolo per famiglie). Niente, loro continuano a rispondermi: ‘Ma no, dai, poi migliora’.

    1. Semmai peggiora con il procedere delle stagioni e ultimamente, rispetto al fumetto, ha preso tutt’altra piega.
      Un drammone lamentoso e meditabondo, appunto. E una rottura di palle cosmica.
      Almeno Z Nation non ha bisogno di finte velleità e ambizioni.

  8. […] Link utili: la rece di Lucia alla prima stagione […]

  9. Le prime tre puntate mi sono piaciute molto. Anche gli effetti pane e salame hanno una loro originalità, e la storia procede bene senza tanta prosopopea. Walking dead invece mi annoiava (a morte, è il caso di dire).

    1. E ti assicuro che poi migliora. È un continuo crescendo.

  10. Guarda, per me il primo episodio è stato una vera e propria agonia, tanto che ho deciso di non andare oltre. Questo tuo post però mi sta facendo un po’ pentire.

    1. Il pilot è la cosa più debole dell’intera serie. Si vede che avevano tre lire messe in croce. E che poi, una volta visto che il prodotto aveva potenzialità, hanno investito un po’ di più e hanno fatto decollare il tutto.
      Io ti consiglio di provare a proseguire. Poi magari non fa per te. Sempre di Asylum stiamo parlando.

      1. In piccole dosi la Asylum non mi dispiace. Il primo Sharknado mi è addirittura piaciuto. Comunque si, magari in un periodo di calma piatta provo a dargli una seconda possibilità.

  11. Non finirò mai di ringraziarti per avermi fatto conoscere questo prodotto. Dall’articolo si parla di una nuova visione “meno seria” del mondo degli zombie, concordo assolutamente, considerando la deviazione soporifera di TWD, ma qui nasce la domanda, come mai non ti è piaciuto Zombieland che è la summa di tutto questo?

    P.s.
    mi sono innamorato di Kellita Smith, è grave?

    1. Io vedo i due prodotti molto diversi. Zombieland è una commedia disneyana piena di ammiccamenti meta. Z Nation è una serie incentrata sugli zombi che però non si prende sul serio per manifesta ammissione di inferiorità rispetto a chi ha fatto le stesse cose molto meglio anni fa.
      Non mi sembrano così simili.

  12. Finito, e confermo le belle impressioni delle prime puntate. Davvero non capisco come abbia potuto tirarsi dietro tutte le recensioni negative che ho letto in giro. Peraltro è vero che non ci sono spiegoni e seghe varie, ma anche la quantità di cialtroneria è tutto sommato modesta, insomma si cazzeggia, ci si diverte, ma c’è pure un cuore che qualche colpo lo batte. Personaggio preferito: Citizen Z.

    1. Io amo Murphy e Doc, però di base i personaggi mi piacciono tutti. È una serie scritta bene. Giusto i fannzz all’ultimo stadio di TWD possono avere qualcosa da ridire.